giovedì 19 febbraio 2015

TURISMO: cosa si dovrebbe fare e non si fa

Ricapitolo quello che si può trovare sparso nel mio blog in oltre 15 anni.

Perché quando un "politico" fa una sciocchezza, è facile criticarlo. Diverso è provare a dire che cosa serve e come farlo (anche nei limiti e vincoli dati da una finanza pubblica davvero matrigna).

1. Favorire l'ampliamento degli hotel, la loro sopraelevazione, il loro accorpamento rendere gli hotel "grandi" (piccolo non è bello: un americano recentemente mi dice che sono diventati di moda gli hotel piccoli, di 100-120 camere. Appunto). Abbiamo bisogno di aziende che funzionano, non di piccoli  hotel dove l'autosfruttamento dei titolari (e l'obbligo a pagare un mutuo) sono l'unica ragione d'essere.

2. Favorire l'accorpamento della proprietà immobiliare, attraverso i fondi comuni di investimento immobiliare alberghiero, che possano anche investire in società di Management Alberghiero e trattare tali fondi, dal punto di vista fiscale, come ogni altro fondo di risparmio. Favorire l'apporto sia di capitali che di immobili.
Questo eviterebbe che le proprietà immobiliari più interessanti diventino facile preda di speculatori, offrendo alla proprietà una valida alternativa alla svendita.

3. Favorire la creazione di catene nazionali, evitando che contributi e facilitazioni siano dati su base regionale. Una delle sciocchezze che la revisione del Tit. V della Costituzione ci ha lasciato (ringraziamo chi l'ha voluta).

4. Individuare 4-5 aree di sviluppo turistico prioritario con un regime tax free duty free per 10 anni.
Obiettivo attrarre investimenti in destinazioni che poi diano un effettivo ritorno e non siano poi oggetto di investimenti inutili e improduttivi (su cui noi italiani siamo campioni). Gli investimenti pubblici dovrebbero perciò riguardare soprattutto l'eliminazione di costi piuttosto che l'impiego di denaro pubblico.
Abbiamo in Italia delle zone che hanno del potenziale straordinario, ma che richiedono un investimento molto elevato in relazione al ritorno previsto. Quelle dovrebbero essere le zone prioritarie, zone del Mezzogiorno, così come le Terme o certa Montagna abbandonata.

5. Fare dei piani e dei progetti, meglio se prodotti dal privato e coordinati dal pubblico, su aree vaste, con una visione pluridecennale. Insomma: guardiamo lontano, a dieci e vent'anni. Ma con possibili effetti su investimenti ed occupazione a breve (3-4 anni).

Queste cose si potevano fare già 6-7 anni fa e adesso avremmo i cantieri in pieno lavoro. Ma i governi che hanno guidato l'Italia dal 2008 ad oggi non se ne sono occupati, semplicemente perché non ci pensano, e non pensano al medio lungo periodo.

Francamente finora non abbiamo visto alcun interesse neanche da parte di questo Governo e di questo Ministero, saremo felici se saremo smentiti, ma....

E qui non ci si lagna, e non si gufa, semplicemente si constata che sul turismo il governo è fermo.








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