sabato 29 gennaio 2011

L'Italia reagisce alla crisi. Un esempio ed una proposta.

Daniel Gross del Centre for European Policy Studies sottolinea come l'Italia sia "il paese più direttamente in competizione con la Cina, per tipologia di prodotti", e dicendo questo indica i pericoli derivanti dalla concorrenza cinese per la nostra economia, già più che evidenti .

Emma Marcegaglia, oggi nota come l'Italia sia "introversa... distratta rispetto a quel che accade nel resto del mondo", e lo dice nello stesso giorno in cui un' altra azienda italiana la Lavazza apre una fabbrica in India, mentre la Piaggio fa un boom di vendite sempre nel subcontinente indiano, e la Ferrero si appresta ad aprire lì la seconda sede produttiva.

C'è quindi un'Italia - maggioritaria - che non riesce a sfruttare le enormi potenzialità derivanti dallo sviluppo che sta riprendendo nel mondo intero, mentre c'è un' Italia attenta a quello che succede all'estero.

Che si dovesse guardare a quelle terre per noi ancora oggi lontane, l'avevamo detto assieme a molti altri rimasti inascoltati. A rileggere un articolo sullo sviluppo alberghiero in India stampato quasi 4 anni fa viene un po' di rabbia. Non ci eravamo limitati a scrivere. Avevamo anche incontrato i rappresentanti delle più importanti catene alberghiere italiane per proporre un piano di sviluppo in quel continente.
Durante un incontro un presidente di catena alberghiera ci aveva risposto "Perchè mai devo andare in India quando quello che faccio in Italia mi fa guadagnare già tantissimo?". Era l'autunno 2007! Oggi quel signore è in gravissime difficoltà. Così come sono in guai seri altri che hanno investito in uno sviluppo alberghiero tutto italia-centrico.

In questo ha ragione la Marcegaglia, per troppo tempo gli italiani sono stati distratti.

Le aziende italiane (anche quelle del turismo) sono troppo piccole e troppo indebitate, e assolutamente ininfluenti nel paorama mondiale. A parte ATA (al 152° posto) Domina (213°), Starhotel (215°), le catene italiane sono assenti dall'elenco delle prime 250 compagnie alberghiere mondiali.

In questo quadro anche nel turismo, nei servizi ad esso destinati, c'è chi prova a dare una risposta mettendo insieme le forze (l'abbiamo capita, è quel che si dice far di necessità virtù!) per presentare all'estero una immagine, un prodotto-servizio unitari, avendo compreso che il "cliente" ha bisogno di una soluzione e non di qualcuno che gli crea un ulteriore problema.

Tra le categorie di beni/servizi italiani che sono appetibili sui mercati a più rapido sviluppo, nel presente e nel prossimo futuro dobbiamo mettere tutti quei beni e servizi ad alto valore aggiunto, che possono essere acquistati dai nuovi ricchi dei paesi in rapido sviluppo.

In questa categoria rientrano sia i servizi di progettazione e di costruzione di immobili complessi come gli hotel e gli ospedali, sia i servizi turistici e alberghieri propriamente detti. Tra questi ultimi sia quelli offerti sul suolo italiano per quel tipo di clienti, sia quelli che possono essere offerti da italiani sul suolo dei paesi in sviluppo.

Di conseguenza:

1) Le aziende italiane leader per prodotti destinati all'industria delle costruzioni e dell'arredo non possono più presentarsi sul mercato internazionale da sole, ma in una filiera completa che raggruppi i progettisti, i costrutturi, i fornitori. Solo in questo modo il cliente troverà una soluzione unitaria e non un problema. Recentemente abbiamo fatto una proposta di collaborazione mirata alla progettazione e realizzazione di hotel su mercati esteri: abbiamo ricevuto una risposta molto positiva sia da parte dei progettisti che delle imprese. E' un progetto già ben avviato che presto darà frutti per tutti i partecipanti, dimostrando ancora una volta che anche gli italiani sono capaci di mettersi assieme per ottenere un risultato comune.

2) Da anni si ripete che l'Italia è uno dei mercati principali del turismo e lo sarà sempre di più. C'è chi pensa che il PIL del turismo dovrebbe passare dall'odierno 10% al 20% del PIL nazionale. Perchè questo possa accadere servirebbero scelte che i governi (centrali e locali) degli ultimi 15-20 anni non hanno fatto: gli addetti ai lavori i problemi e le soluzioni li conoscono bene, si tratta di implementarle.
Per facilitare il successo di una politica del turismo, molti sono convinti che serva lo sviluppo di una vera catena alberghiera italiana, con molti hotel in Italia e una forte presenza all'estero.
Sappiamo che questo è un tema difficile, ma è un tema. Capiamo che la crisi che ha investito molte catene italiane non aiuta. Riteniamo però che oggi - con le mutate condizioni del mercato - si aprano delle opportunità che prima non c'erano, ma soprattutto, una volta sconfitta una impostazione centrata tutta sull'immobiliare, si possa tornare a progettare un'impresa alberghiera che faccia dell'attività propria il centro del business e del successo. Su un grande progetto di catena alberghiera italiana (a certe condizioni, soprattutto di serietà dei player) si possono attrarre molti capitali, italiani ed esteri, con un rilevante ritorno in termini di occupazione e reddito.

In conclusione, è vero che in generale gli italiani (anche per ciò che riguarda il turismo) hanno faticato a comprendere e reagire ai cambiamenti. Ma c'è chi reagisce e si mette insieme per creare ricchezza e benessere per le proprie aziende e il paese tutto.

domenica 23 gennaio 2011

Due temi cruciali

Emma Marcegaglia dice che sono sei mesi che il governo è inadeguato. Putroppo non è vero. Sono vent'anni, e forse ancora di più, a guardarci bene.

Nel 1992 si decise di far entrare la Cina nel WTO (la domanda era pervenuta nel 1986. Poi finalmente entrò nel 2001. Dal 1992-1993 l'Italia è in crisi permanente. E nessuno si è posto seriamente il problema di che cosa servisse per far fronte alle mutate condizioni economiche mondiali, derivanti dalla presenza nel mercato del colosso cinese (e poi indiano, vietnamita, brasiliano, ecc. ecc.)

I temi cruciali per la crescita italiana sono almeno due (dico almeno, perchè l'elenco sarebbe impietosamente molto lungo a volerlo fare davvero):

1. Come fare in modo che gli ITALIANI e gli stranieri investano in Italia.

Questo è il tema numero uno. Da esso ne derivano altri dieci o venti, elencati fino alla noia da migliaia di professori, economisti, giornalisti, studiosi.


2. Come garantire che la giustizia funzioni. Perchè la cattiva (o l'assenza) di giustizia porta a una forte demoralizzazione (DEMOTIVAZIONE) da parte di tutti quelli che potrebbero-vorrebbero investire.


Amici del PD oggi mi invitano a firmare perchè B. si dimetta. Altri (di destra) mi manifestano i loro strali contro il traditore Fini. Altri pensano che solo la Lega e il federalismo siano la risposta alla crisi dell'Italia.


Io so solo che lo Stato è veramente "alle asse" (si dice a Verona), alla frutta! Ed anche molti lavoratori oramai disoccupati. E molte aziende. La vedo davvero nera.

In tutti i dibattiti i rappresentanti degli enti pubblici chiedono più soldi, più tasse, per i Comuni, per i servizi, per la scuola, per l'esercito, per la sanità, .... tutte cose sacrosante. Che però non si risolvono aggiungendo un'altra tasse a tutte quelle che già ci sono, come la tassa di soggiorno per gli hotel.

Ma se non si produce, fra poco le tasse le pagheranno solo i dipendenti pubblici, che pagheranno le tasse per dare stipendi a dipendenti pubblici che pagano le tasse. Evidente che non può funzionare.

Quindi il Governo (quello di oggi e quelli di domani) devono porsi seriamente il tema di come fare a indurre gli Italiani e gli Stranieri ad investire, e come evitare che l'Ingiustizia diventi il male incurabile che già sta facendo morire la nostra società.

domenica 9 gennaio 2011

CRISI

"Anche se forse abbiamo finalmente finito di sprofondare, siamo ancora ben in fondo al pozzo. Spero che la gente lo capisca."
Scritto da P Krugman su Repubblica di stamani.
Caro Krugman. Scherzi? Se non c'eri tu e Tremonti a dircelo ....


La crisi non e' finita perche' i clienti con i soldi pronti per essere spesi sono meno di prima.

Prima della crisi c'erano moltissime aziende e molti privati che spendevano soldi che prendevano a prestito dalle banche. Oggi no.

Oggi si torna a chi i soldi li ha davvero. Di italiani così ce n'e', ma non investono, sono insicuri, poco propensi al rischio: anche tutta la struttura legislativa italiana non aiuta, la bassa produttività del lavoro è uno dei fattori critici, l'altro la giustizia italiana (criticata anche dal Brasile!!!), poi la/le Mafie, insomma abbastanza per stare lontani o per allontanarsi.

Chi ha soldi (e molti) è molto lontano dall'Italia. Ed e' li' che si deve cercarli. Sia come investitori che come consumatori.
India, Cina ma anche Brasile e Vietnam, e tutti i paesi del Mediterraneo.
Li' vanno cercati i clienti del nostro turismo (ma allora dobbiamo adeguare il prodotto), i clienti dei nostri prodotti e servizi (pero' allora dobbiamo essere capaci di servire questi Paesi), gli investitori per nostre nuove intraprese (pero' allora servono idee e condizioni, per queste ultime sentiamo l'esigenza di un Parlamento più visionario).