sabato 29 dicembre 2012

Conferenza nazionale per il turismo del Partito Democratico

Mi sento particolarmente onorato per l'invito a partecipare alla "Conferenza nazionale per il turismo del Partito Democratico" , pur non essendo un iscritto a quel partito, ma al quale mi lega la condivisa valutazione che il settore turistico deve essere posto al centro dell'iniziativa del governo al fine del rilancio economico dell'Italia, recuperando il molto tempo perso dai governi di CentroDestra.

Il documento introduttivo (nella attuale versione ancora in forma di bozza) dedica alle Imprese Turistiche poche ma significative parole:

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Imprese turistico - ricettive:

Rilanciare una stagione d’investimenti per l’ammodernamento e la riqualificazione dell’offerta ricettiva attraverso:

-    agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per  l'acquisto di attrezzature ed arredamenti delle strutture turistico - ricettive; 

-    il supporto agli operatori che intendono acquistare le strutture in cui attualmente operano in affitto per favorire la continuità nella gestione degli immobili ad uso turistico - ricettivo, attraverso mutui agevolati di lungo periodo e con lo scopo di favorire gli investimenti nell’ammodernamento e nelle ristrutturazioni.


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L'accento viene correttamente posto sulla necessità di favorire il rinnovo delle strutture alberghiere, tema al quale ho dedicato scritti e convegni in maniera continuativa gli ultimi anni della mia attività.

Sono invece dubbioso sulla opportunità che lo Stato favorisca l'acquisto delle piccole strutture a conduzione famigliare, anche solo medante mutui a tasso agevolato o garantito dallo Stato.

Che sia chiaro, non ho nulla contro le piccole strutture, ma anche nel caso di strutture "lusso" solo un numero minimo di camere, una profonda ristrutturazione con l'aumento delle dimensioni delle camere e degli spazi comuni, l'introduzione di nuovi servizi, permette di raggiungere quel livello di servizio e quel break-even gestionale che ne permette la sopravvivenza economica.

Ritengo quindi eccessivo scrivere:


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Le micro e piccole imprese turistiche rappresentano una leva strategica per lo sviluppo nazionale del settore turistico: le loro peculiarità storiche (piccola dimensione, la gestione familiare e la territorialità) sono tradizionalmente molto apprezzate dalla domanda estera e domestica, proprio perché in grado di riflettere a pieno lo stile di vita italiano.

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Se così fosse il nostro turismo non sarebbe nella crisi profonda in cui si trova attualmente, al di là degli effetti tipicamente ciclici della crisi sul settore.

E' vero che ci sono piccole strutture (di 40-50 camere), molto ben gestite, che ottengono risultati economicamente interessanti, ma è anche vero che sotto una certa dimensione la gestione diventa molto affannosa.

La ricerca di nuovi mercati, l'utilizzo di nuovi mezzi (come i gradi aerei da oltre 500 posti che daranno impulso a uno sviluppo low cost da mete lontane), ci devono motivare verso soluzioni di ospitalità dove coniugare la qualità italiana con la crescente dimensione del "gruppo".

Credo infatti che lo sforzo debba essere quello di superare il nanismo, presente anche nel settore alberghiero, favorire la crescita dimensionale delle società di gestione, soprattutto quelle maggiormente abili,  tralasciando il tema della proprietà dell'hotel, riservandolo a strumenti tipici del mercato immobiliare  (come i fondi comuni di investimento alberghiero che ancora non esistono e che a mio parere dovrebbero essere normati da apposita legge statale).

L'obiettivo dovrebbe essere quello di favorire l'ammodernamento degli hotel (come indicato nel documento), favorire la crescita dimensionale delle società di gestione e management (che garantiscono qualità di servizio e lavoro), e favorire la gestione professionale del patrimonio immobiliare attraverso fondi di investimento specialistici che hanno il doppio obiettivo di permettere alla proprietà la liquidazione (almeno parziale) del proprio patrimonio attraendo investitori tipicamente immobiliari, e contemporaneamente di evitare che i gestori si impegnino sul piano immobiliare, investendo maggiormente sulla modernizzazione dell'attività (gestione, commercializzazione, allungamento della stagione, ecc.)

Per rendere completo questo obiettivo (ripeto quello che vado dicendo da tempo) va messa mano in modo intelligente alla normativa urbanistica soprattutto delle nostre città di costa, quelle più obsolete, al fine di individuare gli strumenti per un equilibrato aumento medio delle dimensioni degli hotel, mediante l'accorpamento delle strutture, con premi di volumetria per chi desidera ristrutturare, accompagnati da obiettivi di riduzione delle superfici coperte, con un graduale aumento delle altezze edificate.

Io vedo un rischio, invece, nel favorire la acquisizione di piccole strutture da parte degli attuali inquilini: e cioè che questa avvenga a macchia di leopardo, senza un disegno unitario di ripensamento dell'intera città, perpetuando nel tempo le ragioni dell'arretratezza della nostra offerta turistica.

Nel medio periodo rischiamo di avere strutture qualificate vicine a strutture obsolete, così per molto tempo le nostre città turistiche non saranno nè completamente rinnovate nè del tutto obsolete.

Invece... se vi sono operatori che hanno una capacità reale di gestione alberghiera, anche se hanno limitati mezzi finanziari, si deve dare loro la possibilità di perseguire un progetto di ampio respiro, con il sussidio di esperti della gestione immobiliare come sono i gestori dei fondi immobiliari.




domenica 16 dicembre 2012

Mettete in galera i ladri. Quelli veri.



La notizia è questa:

Da «ospizio» a hotel a 5 stelle, 8 indagati per abusi edilizi in Comune e municipio


L'accusa: reati di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e abuso edilizio


Accusati: funzionari e tecnici appartenenti al IX dipartimento e al I municipio, un vigile adesso in pensione, nonché i responsabili dei lavori di ristrutturazione.


Che cosa avrebbero fatto? 


"Per poter procedere alla trasformazione della casa di riposo vengono presentate al IX dipartimento una serie di Dia (denuncia di inizio attività) dove si dichiarano l'allargamento della cubatura, il cambio di destinazione di alcune parti della palazzina e il rifacimento del ballatoio, addirittura la creazione di una spa"


Vi rendete conto? Hanno fatto una speculazione edilizia così grave, che comprende la creazione di un centro benessere in un albergo cinque stelle.


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Cambio di scena.


Incontro un architetto che mi dice: "In otto anni ho progettato e realizzato 14 alberghi"


Gli ho chiesto come abbia fatto, con i vincoli ed i problemi posti dalle norme urbanistiche. Mi ha risposto che tutto nasce da un buon imprenditore alberghiero che sa esattamente che cosa vuole. Prepara un buon progetto. Lo presenta per l'approvazione. Lo discute con l'amministrazione, che lo approva. Infine lo esegue esattamente come previsto.


Invece, mi spiega, i problemi nascono da cattivi costruttori, che una volta fatto il progetto e ottenuta l'approvazione, iniziano a chiedere le varianti, nella convinzione che "se l'amministraizone mi ha concesso 100 allora posso chiedere 120... poi 140... e forse 160".


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Conclusione.


E' probabile che a Roma nel caso del First Art Luxory siano state commesse delle irregolarità. 


Ma è altrettanto probabile che invece di seguire una strada chiara e pulita, dove amministrazione comunale e committente, in maniera trasparente condividessero fin dall'inizio finalità e risultato dell'intervento, si sia seguita una strada tortuosa, fatta di DIA e varianti in corso d'opera, allo scopo di raggiungere un risultato "obbligato" (la SPA in un hotel è un obbligo) ma non dichiarabile fin dall'inizio.

Questo secondo metodo, meno limpido, permette a tutti di guadagnare qualcosa, e di credere di essere i più furbi, ed invece ... ecco cosa succede.
Un vicino infastidito, va a guardare nelle carte e scopre che la procedura non è stata perfetta. Si rivolge alla magistratura.


Così, quello che poteva essere ottenuto fin dall'inizio e presentato con una corretta progettazione, e deciso nell'ambito proprio della discrezionalità amministrativa, viene oggi discusso davanti al giudice: il posto peggiore dove discutere della congruità di un progetto con la sua opportunità urbanistica e con il business plan di un hotel.


La responsabilità è di molti.


Dei progettisti che non hanno saputo fare un buon progetto e non hanno saputo farselo approvare dalla pubblica amministrazione. (probabilmente hanno evitato di coinvolgere un esperto di hospitality che motivasse certe scelte).


Dei committenti, che pensavano così di ottenere più di quanto invece era permesso.


I funzionari della pubblica ammnistrazione, combattuti tra una norma ottusa e l'opportunità di "chiudere un occhio" verso una soluzione migliorativa del progetto.


I politici del Comune, che invece di guidare un processo, lo subiscono. 


Ma il responsabile principale è il metodo di pianificazione attivo oggi in Italia. Dove si guardano più ai formalismi che ai risultati condivisi.

In particolare in tema di progettazione alberghiera questo metodo non funziona. Un gruppetto di noi ed io lo stiamo dicendo da anni. Chissà se il nuovo governo se ne occuperà.

Oppure i progetti li faremo solo all'estero... come quelli che per mancanza di opportunità in Italia stiamo facendo in Libia, Mauritania, Russia, o Kazakistan.


 

  

 

 

sabato 1 dicembre 2012

Il Country Brand Index dell'Italia cosa ci dice che non sappiamo?

Anche quest'anno, da otto anni, la ricerca di FutureBrand ci racconta cosa cambia nella percezione degli stati. L'hanno presentata al @BTO2012 e l'ho trovata molto interessante. Per chi vuole leggerla tutta la trova qui.

Ovviamente abbiamo avuto più conferme che sorprese. Anche se qualche sorpresa l'ho avuta, e fra qualche riga dirò quale.

Ma parliamo subito dell'Italia, che si colloca al 15mo posto a livello mondiale. Poco? Tanto? Cerchiamo di capire, 15° posto di che cosa?

L'indice, ci dicono gli autori, misura la percezione del Brand Stato, che influenza tutta una serie di decisioni che ciascuno nel mondo prende ogni giorno in relazione a "acquisto di prodotti provenienti da quello stato, viaggi, investimenti, business, turismo, ecc.".

Il primo paese nel rank mondiale è la Svizzera. Un Brand che ci tranquillizza.
Tra gli ultimi dei 25 gli Emirati Arabi, Bermuda e Costarica. Essere quindicesimi, significa stare a metà classifica, un po' verso il basso. Nè bene nè male... però...

La prima cosa che noto è che veniamo accomunati a stati che stanno più in basso nella classifica, e questo mi piace poco. Siamo PIIGS. L'Italia è 15ma, la Spagna 19ma, l'Irlanda 21ma, Portogallo 32mo e Grecia 39ma. Insomma ci hanno messo in pessima compagnia.

Guardo allora i singoli indici che compongono l'indice sintetico.
Voglio vedere in che cosa l'Italia eccelle, per quali indici è meglio della 15ma posizione globale.

L'Italia è PRIMA per il turismo e cultura.
E' una bella conferma. O no?
No, per me non lo è. Perchè è ovvio che siamo primi in questi due indici.

Inoltre questi due indici non sono nemmeno assodati e tranquilli, perchè siamo PRIMI per il FOOD e TERZI per ATTRACTIONS, siamo PRIMI per HISTORY ART e CULTURE (per me queste sono tutte conferme: nulla di nuovo credo).

Ma gli indici TURISMO  e CULTURA nascondono anche punti di debolezza, che a me sono chiari e noti, e di nuovo per me sono delle conferme. Vediamo se raccontati da una fonte terza e indipendente riesco a farlo comprendere anche a chi insiste nel dire che non è vero.

L'Italia è PRIMA nel turismo ma 15ma per LODGING e RESORTS. E al 19mo posto per AUTENTICITA'.
Mi aspetterei che una nazione che è Top In Mind mondiale per interesse turistico curasse la propria ricettività in modo da essere ai primi posti del mondo. Non è così. Questo indice è una accusa fortissima alla classe imprenditoriale italiana che si occupa di ricettività. Ed un'accusa altrettanto forte per chi, Regioni e Comuni, si occupano di urbanistica e territorio. Segnala un problema grave che deve essere affrontato con urgenza. Su cui qualche amico pensa che io sia diventato monomaniacale: la necessità di mettere mano alle strutture alberghiere coinvolgendo il territorio in cui esse si trovano. Compito comune di amministrazioni pubbliche e privati invesitori, che richieder strumenti nuovi su cui ho già scritto ripetutamente  in questo blog. (a pie di pagina un elenco incompleto di articoli).

L'indice del turismo comprende inoltre un rank VALUE FOR MONEY che racconta come viene percepito dal consumatore che spende nel turismo in Italia quanto lui riceve in cambio del proprio denaro.
L'Italia crolla al 38mo posto della classifica e di nuovo è un atto di accusa verso un modo un po' da rapina di approcciare il turista. Se considero che il 50% del turismo italiano ha come destinazione sei provincie (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Verona, Napoli), credo che questo 38mo posto riguardi soprattutto loro.

Provo a riassumere e scrivo in rosso.

L'Italia è il posto turistico più desiderato al mondo, dove ognuno nella vita vorrebbe andare almeno una volta, ma poi quando ci va viene deluso per la qualità della ospitalità che riceve e per una sgradevolissima sensazione di aver speso male i propri soldi.

Cari amici blogger, esperti di web e webmarketing, se queste sono la "sensazione" le "consapevolezza" diffuse, potete fare molto poco con la vostra azione promozionale, dovete dire ai vostri clienti che smettano di spendere in promozione, ed invece che devono iniziare a spendere nel prodotto turistico, renderlo più bello e meno caro.

(come fare questo, io ed una serie di colleghi non abbiamo dubbi e lo diciamo da tempo)

Continuiamo.
Quali sono i punti dolenti che fanno cadere il Brand Italia alla 15ma posizione? Praticamente tutti gli altri, che non sono pochi. E sono il motivo vero per cui le cose vanno male.
23esima per GOOD FOR BUSINESS cade rovinosamente al 38mo posto per INVESTMENT CLIMATE. Lo vediamo, putroppo. Anche se siamo primi nel turismo gli stranieri fuggono dall'investire nel turismo in Italia.

Mi auguro che l'esempio del fondo sovrano del Qatar che ha investito in Sardegna, possa essere il primo, seguito anche da altri invetitori esteri.

L'Italia è 22ma per SKILLED WORKFORCE e 23ma per EDUCATION SYSTEM. Il Bahrain dice di se stesso che ha il sistema educativo migliore del Golfo Arabo. Per loro avere buone scuole o università è un vanto. A Livello mondiale sono primi la  Svezia, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Germania....
Noi invece abbiamo un sistema scolastico a pezzi dove i docenti migliori vengono penalizzati, gli studenti anche se sono degli asini vengono promossi, ed i signori e signore presidi (oops, si chiamano dirigenti scolastici) non dirigono un bel nulla. (Mi scusi il lettore, ma su questo proprio perchè papà di due figli liceali sono proprio arrabbiato)

Skilled workforce nel TURISMO, vuol dire sapere le lingue, avere una preparazione professionale e una consapevolezza del ruolo nella relazione col turista.

Trovo molto grave che l'Italia venga percepita al 33mo posto per SAFETY (che comprende war, crime, public health). Perfino il nostro sistema sanitario che è uno dei migliori del mondo viene percepito negativamente e non rientra nei primi 15 della classifica  (28ma posizione, forse non è giusto ma è così... dimostra una cosa, che la percezione genericamente negativa può riflettersi anche alle nostre positività).

Sottolineo questi due elementi perchè già in un articolo del 2008 dedicato ai fattori che influenzano l'investimento immobiliare nel settore turistico, ho detto chiaramente che Salute e Sicurezza influenzano molto i flussi turistici.

Scrivevo allora parole che non cambierei: "Fattori fondamentali sono la facilità di accesso, la socievolezza della gente, un buon livello di sicurezza reale e percepita dal turista, una destinazione dove la conoscenza delle lingue sia diffusa"

Un altro dato molto negativo anche per i suoi riflessi sul turismo e' quello denominato ENVIRON FRIENDLY (per cui l'Italia si colloca al 35mo posto). In una accresciuta attenzione per l'ambiente non essere considerati amici della natura rende l'Italia un luogo poco autentico per fare del turismo.

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Vorrei concludere con una brevissima nota.
C'è molto da fare.

Servono soldi, servono tanti soldi da investire nel turismo, ma non (come sembrano credere quelli che puntano alla promozione) per la pubblicità, niente affatto. Servono soldi pubblici e privati per mettere a posto il prodotto Italia ed anche il prodotto turistico italiano. E' possibile attrarli anche rapidamente andando a lavorare su norme e regole.

Mi fermo. Tutti questi dati sono per me una conferma.
A buon inteditor poche parole.


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