Mi sento particolarmente onorato per l'invito a partecipare alla "Conferenza nazionale per il turismo del Partito Democratico" , pur non essendo un iscritto a quel partito, ma al quale mi lega la condivisa valutazione che il settore turistico deve essere posto al centro dell'iniziativa del governo al fine del rilancio economico dell'Italia, recuperando il molto tempo perso dai governi di CentroDestra.
Il documento introduttivo (nella attuale versione ancora in forma di bozza) dedica alle Imprese Turistiche poche ma significative parole:
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Imprese turistico - ricettive:
Rilanciare una stagione d’investimenti per l’ammodernamento e la riqualificazione dell’offerta ricettiva attraverso:
- agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per l'acquisto di attrezzature ed arredamenti delle strutture turistico - ricettive;
- il supporto agli operatori che intendono acquistare le strutture in cui attualmente operano in affitto per favorire la continuità nella gestione degli immobili ad uso turistico - ricettivo, attraverso mutui agevolati di lungo periodo e con lo scopo di favorire gli investimenti nell’ammodernamento e nelle ristrutturazioni.
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L'accento viene correttamente posto sulla necessità di favorire il rinnovo delle strutture alberghiere, tema al quale ho dedicato scritti e convegni in maniera continuativa gli ultimi anni della mia attività.
Sono invece dubbioso sulla opportunità che lo Stato favorisca l'acquisto delle piccole strutture a conduzione famigliare, anche solo medante mutui a tasso agevolato o garantito dallo Stato.
Che sia chiaro, non ho nulla contro le piccole strutture, ma anche nel caso di strutture "lusso" solo un numero minimo di camere, una profonda ristrutturazione con l'aumento delle dimensioni delle camere e degli spazi comuni, l'introduzione di nuovi servizi, permette di raggiungere quel livello di servizio e quel break-even gestionale che ne permette la sopravvivenza economica.
Ritengo quindi eccessivo scrivere:
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Le micro e piccole imprese turistiche rappresentano una leva strategica per lo sviluppo nazionale del settore turistico: le loro peculiarità storiche (piccola dimensione, la gestione familiare e la territorialità) sono tradizionalmente molto apprezzate dalla domanda estera e domestica, proprio perché in grado di riflettere a pieno lo stile di vita italiano.
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Se così fosse il nostro turismo non sarebbe nella crisi profonda in cui si trova attualmente, al di là degli effetti tipicamente ciclici della crisi sul settore.
E' vero che ci sono piccole strutture (di 40-50 camere), molto ben gestite, che ottengono risultati economicamente interessanti, ma è anche vero che sotto una certa dimensione la gestione diventa molto affannosa.
La ricerca di nuovi mercati, l'utilizzo di nuovi mezzi (come i gradi aerei da oltre 500 posti che daranno impulso a uno sviluppo low cost da mete lontane), ci devono motivare verso soluzioni di ospitalità dove coniugare la qualità italiana con la crescente dimensione del "gruppo".
Credo infatti che lo sforzo debba essere quello di superare il nanismo, presente anche nel settore alberghiero, favorire la crescita dimensionale delle società di gestione, soprattutto quelle maggiormente abili, tralasciando il tema della proprietà dell'hotel, riservandolo a strumenti tipici del mercato immobiliare (come i fondi comuni di investimento alberghiero che ancora non esistono e che a mio parere dovrebbero essere normati da apposita legge statale).
L'obiettivo dovrebbe essere quello di favorire l'ammodernamento degli hotel (come indicato nel documento), favorire la crescita dimensionale delle società di gestione e management (che garantiscono qualità di servizio e lavoro), e favorire la gestione professionale del patrimonio immobiliare attraverso fondi di investimento specialistici che hanno il doppio obiettivo di permettere alla proprietà la liquidazione (almeno parziale) del proprio patrimonio attraendo investitori tipicamente immobiliari, e contemporaneamente di evitare che i gestori si impegnino sul piano immobiliare, investendo maggiormente sulla modernizzazione dell'attività (gestione, commercializzazione, allungamento della stagione, ecc.)
Per rendere completo questo obiettivo (ripeto quello che vado dicendo da tempo) va messa mano in modo intelligente alla normativa urbanistica soprattutto delle nostre città di costa, quelle più obsolete, al fine di individuare gli strumenti per un equilibrato aumento medio delle dimensioni degli hotel, mediante l'accorpamento delle strutture, con premi di volumetria per chi desidera ristrutturare, accompagnati da obiettivi di riduzione delle superfici coperte, con un graduale aumento delle altezze edificate.
Io vedo un rischio, invece, nel favorire la acquisizione di piccole strutture da parte degli attuali inquilini: e cioè che questa avvenga a macchia di leopardo, senza un disegno unitario di ripensamento dell'intera città, perpetuando nel tempo le ragioni dell'arretratezza della nostra offerta turistica.
Nel medio periodo rischiamo di avere strutture qualificate vicine a strutture obsolete, così per molto tempo le nostre città turistiche non saranno nè completamente rinnovate nè del tutto obsolete.
Invece... se vi sono operatori che hanno una capacità reale di gestione alberghiera, anche se hanno limitati mezzi finanziari, si deve dare loro la possibilità di perseguire un progetto di ampio respiro, con il sussidio di esperti della gestione immobiliare come sono i gestori dei fondi immobiliari.
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