sabato 21 gennaio 2012

I limiti allo sviluppo turistico italiano

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L’attuale momento di crisi che investe l’Italia all’interno di un quadro di difficoltà del mondo occidentale, richiede da parte del Sistema Paese una capacità di innescare un rilevante flusso di investimenti, attraendoli anche dalle zone più liquide delpianeta.

È opinione diffusa che, in questo quadro, il settore turistico potrebbe avere un ruolo decisivo nel far uscire l’Italia dallo stallo in cui si trova, visto che “il BelPaese” ha tutte le caratteristiche per tornare ad essere una destinazione diprimaria importanza a livello mondiale, così come è stata a lungo in passato.

Lo sviluppo del settore turistico ha come pre-condizione di base la creazione di un ambiente ricettivo favorevole, fatto di infrastrutture, di ambiente, e di destinazioni in grado di accogliere gli imponenti flussi turistici che hanno e avranno ulteriore origine dai paesi a rapido sviluppo. In un recente Convegno tenuto a Bologna il 18 novembre scorso (Urban Design &Hotel Industry) PLANETHOTEL.NET ha raccolto circa 25 relatori per affrontare il tema su quali siano le azioni più urgenti per prepararsi e favorire questa evoluzione positiva del turismo italiano. Quali sono secondo il nostro parere i principali errori compiuti nel passato, che debbono essere rimossi per ridare slancio al turismo italiano?

a) La questione fondamentale delle norma urbanistiche. Questa è materia regionale e comunale. L’atteggiamento di rigido rispetto del territorio ha dato adito a politiche urbane che nei fatti hanno contraddetto l’assunto, negando – in generale – alle città turistiche un progetto di ampio respiro che le valorizzasse, aumentandone l’interesse in quanto destinazione.

b) L’attività ricettiva ha la necessità di svolgersi in immobili appositamente studiati, probabilmente con dimensioni maggiori di quelle che sono normalmente permesse, all’interno di una struttura urbana ridisegnata. Perché questo accada servono investimenti molto importanti, coordinamento urbanistico (progetto), aree di intervento ampie e di proprietà di un unico soggetto.

c) Un terzo errore fortemente distorcente condotto nel passato (in una fase economica espansiva) è stato di permettere ai costruttori di decidere dove sviluppare strutture alberghiere. Di conseguenza gli alberghi non erano più decisi da albergatori ma da costruttori. Oggi bisogna tornare agli hotel fatti dagli albergatori, che rispondano quindi alle esigenze proprie della industria turistico-alberghiera, e che garantiscano così la redditività che gli ingenti investimenti richiedono.

Tre gli interventi che in maniera sintetica ci sentiamo di suggerire.

1. Va sviluppata una pianificazione e progettazione urbanistica delle città turistiche che coinvolga ampie porzioni di territorio. Laprevisione di vantaggi significativi in termini di cubatura premiale per le zone soggette ad investimento coordinato ed unitario di tipo alberghiero o turistico, potrà dare origine ad un immediato avvio di opere di riqualificazione del tessuto urbano turistico esistente. La semplificazione delle procedure urbanistico-amministrative ha in questo senso un ruolo decisivo.

2. La modifica delle norme sui fondi comuni chiusi di investimento immobiliare, che introduca il concetto di “fondo alberghiero”, il quale sarà caratterizzato dal possedere la proprietà degli immobili turistici e alberghieri, e contemporaneamente l’autorizzazione a svolgere l’attività di gestione alberghiera per il tramite di una societàdi management (attività che oggi è vietata dalla legge)

3. L’introduzione di norme che favoriscano la nascita e la diffusione di società di management, similmente a quanto già avviene in altre nazioni soprattutto di diritto anglosassone, che richiedono un minor capitale per essere avviate ed essere messe a regime, e che proprio perché concentrare sulla attività alberghiera (e meno su quella immobiliare) riescono a dare risultati economici migliori e più continuativi. In particolare si sollecita il mondo bancario – che nel recente passato ha dimostrato di non saper affatto manovrare il tema dell’edilizia alberghiera - a utilizzare gli strumenti propri della cultura dell’ospitalità, per comprendere se la costruzione o il rinnovo di un hotel possa essere o meno finanziato.

1 commento:

paolo walter ha detto...

Egr. Dott. Zanini, le sue proposte sono condivisibili per quanto riguarda l'incapacità dimostrata, da tutti quelli che ci hanno governato, di fare tesoro e creare condizioni di sviluppo significative attraverso il nostro meraviglioso paese. Sul come gestire il territorio e soprattutto per la nuova edificazione di aree a vocazione turistica sarei più cauto. La pianificazione urbanistica in mano a grossi gruppi imprenditoriali, anche se strettamente collegati a catene alberghiere con le quali definire e pianificare le nuove proposte (con premi di cubatura ed altro) non ritengo possano costituire la soluzione. L'Italia è ammirata da tutti, nonostante gli italiani, per le sue coste, l'ambiente naturalistico dove è ancora quasi incontaminato e per i suoi meravigliosi e unici (perché diversi uno dall'altro) centri storici. Appena si esce dal centro storico delle città più famose, come dei paesini più ameni, s'incontra un'architettura ed un'urbanistica appiattita e insignificante. Tutto in questo caso si somiglia e non è certo uno spettacolo per gli occhi.
Secondo il mio modesto parere non per il premio di cubatura, ma per volontà ed orgoglio nazionale bisognerebbe riqualificare le aree con vocazione turistica per uno sviluppo compatibile. Le soluzioni devono prendere spunto dal luogo dove s'interviene, dalle caratteristiche ambientali, architettoniche e artistiche del singolo paese, città, borgo, località.
Se si seguirà questo principio molto di quello che è stato costruito e distrutto nei decenni trascorsi sarà da demolire e ripensare, Soltanto in questo modo si potranno edificare luoghi più vivibili creando ambiti più accoglienti, meglio integrati nel contesto, riconoscibili e altrettanto belli da vivere. Lavoro da anni al recupero della Via Francigena nel tratto sud della nostra penisola e non le nascondo le difficoltà e la tristezza che provo nel dovermi confrontare con realtà politiche disinteressate a ogni programma/progetto che superi per ragioni organizzative la durata di una legislatura. Questa logica impedisce ogni attività di programmazione seria nel nostro paese. Finché non si capirà che per ottenere risultati rilevanti nelle politiche dell'ambiente, del turismo e della cultura in generale c'è bisogno d'investimenti che non necessariamente danno frutti in tempi brevi, i passi che riusciremo a fare saranno davvero piccoli e non sempre in avanti!
Cordialmente
arch. Paolo Walter Di Paola