La mia esperienza di incentivi è limitata ad un solo episodio, quando concorsi per un incentivo all'innovazione, con un progetto che arrivò primo in graduatoria: pensavo di ottenere il 50% dell'investimento, invece mi riconobbero solo il 20%.
L'investimento da me fatto era davvero innovativo, ed a rischio. Invece il contributo fu dato a qualche decina di interventi non particolarmente innovativi, investimenti che le aziende avrebbero fatto comunque.
Per questo quando sento parlare di incentivi storco il naso.
La storia di Ryanair e l'aeroporto Catullo di Verona è un'altra storia.
Non si tratta di un incentivo all'investimento, ma di un contributo che la compagnia aerea riceve per il solo fatto di atterrare a Verona.
Mi par di capire che si tratti di una pratica diffusa.
Per capire bene il valore delle cifre in campo, si consideri che l'Enit ha per la promozione turistica circa 20 milioni di Euro a bilancio.
Ebbene Panorama dello scorso agosto dice
la Commissione europea ha aperto un'istruttoria sul «presunto contributo
di 7 milioni di euro all'anno», concesso a Ryanair dalla Catullo come
«premio» per portare i propri voli sullo scalo scaligero. L'iniziativa
potrebbe portare a breve all'apertura di un'indagine per «aiuti di stato
illegittimi»
In passato anche i contributi che la società di gestione del'aeroporto di Alghero dava a Ryanair erano finiti sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea.
Ora la storia sta giungendo ad un epilogo. Il 12 ottobre Ryanair se ne andrà da Verona.
Sembra inoltre che l'aeroporto abbia avviato anche una procedura contro l'ex direttore generale che aveva negoziato in passato un "contributo" a Ryanair troppo costoso per l'aeroporto e fuori dai parametri utilizzati dalgi altri aeroporti.
Ecco quindi un tema che il nuovo DG dell'Enit e il ministro devono porsi.
L'Italia (ed il suo sitema pubblico) finanzia una compagnia aerea che atterra, porta turisti e ne porta anche via.
Non ho con me le statistiche, ma l'attività outgoing della Ryanair è piuttosto florida. E' evidente che riconoscere un contributo per l'attività che Ryanair svolge nel portare gli aerei in Italia, favorisce è vero l'incoming, ma sovvenziona anche l'outgoing.
Joseph Ejarque che se ne intende, dice:
L’Italia rappresenta per Ryanair un bacino molto interessante non solo
per l’outgoing ma anche per l’incoming che ha visto il ritorno degli
stranieri su tante destinazioni italiane.
Io direi al contrario. L'Italia è interessante soprattutto per l'outgoing, se si considera che ben il 25% di tutto il traffico sviluppato da Ryanair è l'outgoing prodotto nel solo scalo di Orio al Serio.
Ancora una volta vediamo l'Italia affannarsi nell'attività di promozione, pagando una compagnia aerea (che ha le proprie logiche di business e profitto) per far atterrare i turisti in Italia, e contemporaneamente investire poco nel rinnovo delle strutture turistiche e nell'ambiente urbano, e non solo perchè mancano i fondi, ma soprattutto perchè le idee sono molte, diverse, confliggenti e spesso confuse.
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sabato 29 settembre 2012
lunedì 24 settembre 2012
Innovare anche l'ambiente urbano (antico)
La mia amica Josette mi manda questa fotografia del ponte di Calatrava a Venezia con - sullo sfondo - il grande parcheggio di piazzale Roma.
Nell'angolo di sinistra si vede una struttura in acciaio, un nuovo edificio che si affaccia sul Canal Grande, probabilmente l'unico edificio nuovo da sessanta o settanta anni a questa parte. A Venezia ci sono state e ci sono polemiche.
Quel nuovo edificio è l'ampliamento di un hotel.
Fare un edificio nuovo sul Canal Grande ci vuole coraggio.
Ma quale coraggio ci vuole da parte delle pubbliche amministrazioni, i proprietari, gli urbanisti e gli architetti a tenere immodificato il paesaggio delle nostre città turistiche di costa? Una teoria infinita di alberghini di poche stanze come si può vedere ad esempio viaggiando sulla costa tra Rimini e Milano Marittima, passando per Viserba e Igea Marina?
Da alcuni anni ce ne occupiamo con libri e convegni.
Credo che la crisi abbia prodotto l'opportunità di poter fare cose che prima non si sarebbero potute fare.
Il tema della qualità urbana e della trasformazione delle aree turistiche al mare è stato oggetto anche del dibattito tra il Ministro Gnudi e il presidente Errani.
Noi abbiamo delle idee, su cui abbiamo già scritto e su cui torneremo presto.
giovedì 13 settembre 2012
Se i NO diventano SI, progetto internazionalizzazione.
Chi la dura la vince
Questa è la storia di un insuccesso che si trasforma in un successo.===================================
All'inizio è un'idea, come al solito. Mi occupo di consulenza alberghiera e di promozione di aziende fornitrici per il settore hotel e costruzioni in generale.
Le cose vanno male, per tutti. Stamani un Presidente di importante cooperativa di costruzioni, mi dice testualmente "Fare ribassi di circa il 50%, senza margini, vuol dire strangolarci,... questo è un sistema malato" Lavorare per perdere è folle. E' la guerra dei poveri.
E allora un'idea... facciamo un gruppo di aziende, ogni azienda investe circa 6-8mila Euro, ed altri 6-8mila li mette la Regione Emilia Romagna, e li usiamo per un ampio programma di promozione del design italiano verso l'estero.
L'unione fa la forza. Va bene.
Dico: le cose in Italia non funzionano perchè spesso franano sul volontariato.
Allora propongo: "Mi metto a disposizione, con un piccolo compenso fisso, più un compenso variabile, niente volontariato. Budget di spesa condiviso, trasparente, obiettivi da raggiungere, premi se si raggiungono"
Invito un po' di imprenditori ai primi di luglio. Quattro ci stanno. Lavoriamo in luglio ed anche in agosto. In tutto dedichiamo cinque lunghe riunioni, definiamo un programma e lo presento ad un gruppo di circa 20 aziende medie e piccole, tre quattro anche grandi.
Individuo anche un ottimo consulente che sa come organizzare la parte burocratica della domanda regionale. Non solo, ma ha anche una fitta rete di corrispondenti e di uffici propri in giro per il mondo. Riunioni, in luglio, in agosto, viaggi e riunioni in settembre.
Ecco le risposte di alcuni:
Gentile Dott. Zanini,
ho parlato con i miei titolari che, presi da altre situazioni
particolarmente impellenti, non sono particolarmente interessati al
progetto.
La ringrazio comunque per il tempo dedicatoci.
Ringrazio, ma non gli ho nemmeno parlato ai titolari... ma!
La ringrazio per l’informazione, ma trovandoci in piena fase di ristrutturazione commerciale italiana ed estera non siamo in grado di darVi una risposta in così breve tempo. Tenga peraltro conto che la ns. Azienda è già presente in vari mercati esteri con strutture proprie dedicate o accordi di promozione esclusiva.
Capisco che stanno ristrutturandosi. Le cose vanno male, lo sappiamo. Però cosa dice questo AD? Dice che hanno già distributori... dove? Turchia, Libano, Paesi del Golfo? E quindi un'azione di promozione e commercializzazione non vi serve? Il mio obiettivo è trovare lavoro per tutto il gruppo: falegname, finestre, vacuum cleaner, porte, piscina, centro benessere, illuminazione, ....
Un concetto nuovo. Forse troppo complicato per qualcuno che sta ristrutturando l'azienda. Il fatto che in Italia non abbia mai funzionato con successo, vuol dire che non possiamo provare?
Senza alcuna ironia. E' un momento davvero duro. Però si tratta di un piccolo investimento, che è come una valanga, inizia pian piano. Chi mi conosce sa cosa so fare.
Un altro.
E’ vero che senza investire non si ottengono risultati, ma noi di investimenti ne facciamo continuamente, ne è la prova il nostro progetto in Brasile per il quale stiamo facendo un grosso sforzo economico.
L’iniziativa è interessante, ma in questo momento non possiamo fare altri investimenti che non portano ritorni “quasi immediati”, pertanto le dico che non aderiamo ma le facciamo una proposta, se riuscirete (e ve lo auguriamo) ad attivare questo gruppo e iniziate ad ottenere lavori concreti da fare, siamo disposti ad aggregarci in un secondo momento, consapevoli che non avremo il rimborso dalla regione.
Dunque, dunque... gli agenti che vanno in giro per il mondo e portano lavori vanno bene. Ma dai! Io volevo fare un programma di promozione con un budget di circa 1,2 milioni in tre anni, di cui il 50% pagati dalla Regione e voi mi proponete di fare da me, con i miei soldi? Putroppo non riesco ad investire 1,2 milioni da solo, proprio non posso.
Ti ringrazio per il coinvolgimento e per la possibilità che ci hai proposto.
Mi dispiace però doverti comunicare che ad oggi abbiamo deciso come XXXX di non aderire alla vostra iniziativa .
In futuro potremmo eventualmente valutare altre opportunità che dovessero profilarsi .
Oeeee, ragassi.
Questi mi hanno sempre detto quanto sono bello e quanto sono bravo. Da anni.Mai vista una lira e vogliono anche essere informati delle "novità"
[Ecco la novità, sto aspettando l'erogazione di un finanziamento deliberato per far partire un hotel di 84 camere, pensi che sia interessante?]
Ad un piccolo imprenditore che stimo molto ho chiesto perchè prendessi solo dei no. Ecco la sua risposta... molto interessante:
Simpatia per simpatia,
ritengo che ci siano varie cause che concorrono: il mio parere è che la sfiducia nell'ente pubblico per noi imprenditori è totale per cui qualsiasi azione da esso finanziata fa pensare a qualcosa di sprecato. Gli imprenditori preferiscono fare da soli aiutandosi tra loro ma senza aiuti dallo stato e su azioni mirate
Quindi la disistima dell'ente pubblico è maggiore della stima che provi per me? Quanti guai fa questo ente pubblico!
Inoltre due dei quattro imprenditori che avevano dato avvio al progetto, vedendo che non si aggrega nessun altro, iniziano ad avere dubbi e pensano di lasciar perdere.
Ecco quindi che sono molto demoralizzato, ho lavorato per due mesi, ho fatto chilometri e chilometri che nessuno mi ha pagato (scusate, il gasolio non me lo regalano) credendo nell'idea che si possa portare in giro per il mondo il meglio del design per l'hotel ed il contract italiano, e invece ho fallito.
Cosa fare? Mollo? Non sono il tipo. Ho la testa dura.
Chiamo il consulente che prepara la pratica e gli dico "dobbiamo iniziare" in qualche modo. Non deve essere una sconfitta.
Mi dice che c'è un piccolo gruppo di imprenditori che ha fatto un progetto simile.
Bene. Ci aggreghiamo in due o tre... e poi vediamo.
Fermarci no.
Sorpresa... mi chiama un'azienda che prima mi ha detto no, e adesso? Miracolo? Dice sì? Si sono convinti.
Io l'ho sempre detto, i no sono sì ed i sì sono no. (era ed è così anche con le ragazze)
Quindi? All'inizio di questo post ero demoralizzato.
Adesso invece sono contento. In un'ora è cambiato tutto. Il progetto parte.
A sera mi chiama anche la direttrice marketing di una bella azienda media, con 35 milioni di fatturato e un marchio bello e noto, e mi dice che sì, entrano anche loro.
Pensavo di essere solo, adesso ho già cinque aziende. Per fare il progetto me ne servivano sei. Altrimenti ci aggreghiamo ad un altro gruppo. L'importante è partire.
Chi vuole partecipare ha ancora tempo fino a lunedì per aderire.
Caratteristiche: aziende dell'Emilia Romagna, fino a 50 milioni di fatturato, che vogliano investire 10-15mila Euro (in più di quanto già non investano) sull'estero (iniziamo dalla Turchia e paesi del Mediterraneo).
L'invito è aperto a tutti, anche a quelli che hanno detto no. Restare fuori penso che sarebbe un errore.
Quindi chiamatemi domani Venerdì 14.
Per le altre aziende, quelle più grandi o quelle che hanno sede fuori dall'Emilia Romagna, un po' di pazienza, troveremo il modo per farvi diventare sponsor dell'iniziativa.
Tutti avranno vantaggi.
Lunedì incontro gli imprenditori del Bahrain con entusiasmo.
Ho mandato un messaggino a mia moglie che mi ha risposto
Chi la dura la vince.
sabato 1 settembre 2012
Vieni ad investire in Italia, o no?
Scorrendo "Scarsa occupazione e declino del paese" di Massimo Famularo ho trovato una interessante tabella elaborata dal World Bank, che racconta in modo sintetico quanto è facile per un investitore lavorare in un determinato paese.
Credo che la lettura di questa tabella possa orientare le decisioni più semplici di migliaia di potenziali investitori, soprattutto nel turismo.
Leggete la tabella, Ranking of Economies - Doing Business e certamente non vi stupirete a vedere che l'Italia è al 87° posto nella classifica mondiale. Tanto per capirci lì intorno ci sono Zambia, Mongolia, Fiji, Namibia.
Ai primi posti i Paesi dove vorreste che vostro figlio emigri... Nuova Zelanda, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Gran Bretagna. La Germania è 19°, La Francia 29°.
"Dealing with contruction permits" l'Italia cade al 96° posto in classifica mondiale. L'Ikea (che è l'Ikea) si è scottata le dita. Ma anche Sir Rocco Forte che ha voluto il bellissimo investimento di Verdura Resort in Sicilia.
Siamo al 98° posto per la facilità ad ottenere credito, ma forse quel che è peggio al 109° posto per ottenere l'energia elettrica (stiamo parlando di impiantare una fabbrica, mica di parcheggiare una roulotte).
Siamo al 158° posto per "Enforcing Contracts". La situazione disastrosa della nostra giustizia è nota in tutto il mondo. E voi (tu?) andresti a stabilire la tua azienda in un paese dove se litighi con qualcuno non ottieni giustizia?
A leggere queste statistiche capisco perchè il mio amico Marco, e molti come lui, se n'è andato nella scorsa primavera.
E' andato in Australia, che sta al 15 posto generale. E' arrivato lì ed ha aperto la sua nuova società (L'Australia è al 2° posto nel mondo per aprire una start up). Aveva un po' di soldi con sè, ma ha anche ottenuto sufficiente credito (l'Australia è all' 8° posto).
===
C'è quindi qualcuno che si meraviglia al leggere queste statistiche?
Qualcuno che dice "no!" non è vero? Non sono questi i problemi del paese?
Qualcuno che pensa sinceramente che l'immagine che ne esce dell'Italia è deformata?
Cosa c'è da fare è chiaro. E per molti me compreso è chiaro da troppi anni. Oltre a lamentarci di quello che hanno fatto quelli che abbiamo votato, oggi si tratta di chiedere a chi voteremo di affrontare seriamente questi problemi.
Credo che la lettura di questa tabella possa orientare le decisioni più semplici di migliaia di potenziali investitori, soprattutto nel turismo.
Leggete la tabella, Ranking of Economies - Doing Business e certamente non vi stupirete a vedere che l'Italia è al 87° posto nella classifica mondiale. Tanto per capirci lì intorno ci sono Zambia, Mongolia, Fiji, Namibia.
Ai primi posti i Paesi dove vorreste che vostro figlio emigri... Nuova Zelanda, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Gran Bretagna. La Germania è 19°, La Francia 29°.
"Dealing with contruction permits" l'Italia cade al 96° posto in classifica mondiale. L'Ikea (che è l'Ikea) si è scottata le dita. Ma anche Sir Rocco Forte che ha voluto il bellissimo investimento di Verdura Resort in Sicilia.
Siamo al 98° posto per la facilità ad ottenere credito, ma forse quel che è peggio al 109° posto per ottenere l'energia elettrica (stiamo parlando di impiantare una fabbrica, mica di parcheggiare una roulotte).
Siamo al 158° posto per "Enforcing Contracts". La situazione disastrosa della nostra giustizia è nota in tutto il mondo. E voi (tu?) andresti a stabilire la tua azienda in un paese dove se litighi con qualcuno non ottieni giustizia?
A leggere queste statistiche capisco perchè il mio amico Marco, e molti come lui, se n'è andato nella scorsa primavera.
E' andato in Australia, che sta al 15 posto generale. E' arrivato lì ed ha aperto la sua nuova società (L'Australia è al 2° posto nel mondo per aprire una start up). Aveva un po' di soldi con sè, ma ha anche ottenuto sufficiente credito (l'Australia è all' 8° posto).
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C'è quindi qualcuno che si meraviglia al leggere queste statistiche?
Qualcuno che dice "no!" non è vero? Non sono questi i problemi del paese?
Qualcuno che pensa sinceramente che l'immagine che ne esce dell'Italia è deformata?
Cosa c'è da fare è chiaro. E per molti me compreso è chiaro da troppi anni. Oltre a lamentarci di quello che hanno fatto quelli che abbiamo votato, oggi si tratta di chiedere a chi voteremo di affrontare seriamente questi problemi.
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