giovedì 1 novembre 2012

Rottamare i piccoli hotel? Oppure occuparsi dell'urban design?

Rottamazione degli alberghi ''perché 34mila sono troppi, troppo vecchi e troppo piccoli'', ha detto il ministro Gnudi.

Due parole di troppo e tutti a dargli addosso.

Il merito di Gnudi è quello di aver acceso i riflettori su un tema che è centrale per il nostro turismo, cui noi di PLANETHOTEL.NET abbiamo dedicato un convegno nazionale l'anno scorso ( www.planethotel.net/urbandesign) e svariati interventi a convegni locali nel corso degli ultimi anni, pubblicazioni, libri ecc. (www.planethotel.net/convegni), e su cui Federalberghi nazionale parla da tempo.

Abbiamo anche scritto le nostre proposte in modo chiaro sia sul nostro blog, sia sul volume "Impresa Turismo" di Unioncamere di quest'anno 2012.

Il demerito (non proprio piccolo) di Gnudi e dei suoi qualificati consulenti, è di aver focalizzato la questione sul tema della rottamazione dell'hotel (singola struttura ricettiva) e non guardare al tessuto urbano delle città turistiche (e si tenga conto che in Italia quasi tutte le città sono anche turistiche).

Quest'ultimo invece è il tema al centro della mia riflessione (e di pochissimi amici) che guardiamo all'argomento in modo trasversale, pensando alla destinazione turistica come una unità urbana, al cui interno devono sì esistere strutture alberghiere riqualificate, ma dove l'intera struttura urbana si riqualifica per rispondere alle esigenze di un rinnovato flusso turistico.
Mi è chiaro che si tratta di un vero progetto, con necessità di investimenti finanziari enormi.

Quello che abbiamo scritto in molte occasione è che la riqualificazione (ed anche la rottamazione) degli hotel deve partire dal ripensamento complessivo della città. Il punto è che le ricerche anche accademiche su questo aspetto sono pressochè inesistenti. Chi si occupa di turismo, si occupa di "promozione", chi si occupa di hospitality si occupa della struttura alberghiera, e l'urbanistica oramai fatta sempre più dagli avvocati non si occupa di turismo.

Inoltre, non serve scomodare la Boston Cunsulting per capire che il quadro italiano dell'offerta turistica sta correndo precipitevolissimevolmente verso il declino, i cui fattori a me sono chiari e noti: primo fra tutti un prodotto obsoleto, il cui valore fondiario (tutto teorico) è molto alto. E' lì che si deve intervenire, con strumenti finanziari e giuridici, dei quali si parla per la prima volta nel nostro blog di febbraio.

Finchè lo Stato e le Regioni (che hanno il turismo e l'urbanistica tra le proprie competenze) non avvieranno una chiara riflessione su questo, tutti gli altri strumenti ed interventi, per quanto utili, saranno solo palliativi.