Oggi la Repubblica intervista Alberto Ramondetti, che dice quello che molti pensano
http://torino.repubblica.it/cronaca/2010/09/24/news/bancarotta_thi_intervista-7373654/
e cioè che è tutta colpa della crisi e che eventuali operazioni di bilancio non chiare servissero essenzialmente per salvare la situazione.
Ribadisco il mio augurio che Ramondetti possa dimostrare l'infondatezza delle accuse, anche se i danni creati alla sua creatura (THI e T-Hotels) sembrano davvero importanti.
L'eccessivo ottimismo degli anni 2000 ed un pizzico di imprudenza hanno fatto il resto.
Oggi ci troviamo con un numero di hotel francamente superiore al necessario, moltissimi sono di pessima qualità e sono destinati a chiudere, se non fosse che la crisi spinge il consumatore ad accontentarsi e barattare un pessimo hotel (con un pessimo servizio ) con un prezzo basso.
E questo hotel, ampiamente ammortizzato, fa concorrenza agli hotel nuovi con costi molto alti - specialmente di affitto / ammortamento.
Poi, come abbiamo scritto nel post sui costi e margini delle gestioni alberghiere comparati in Europa, il costi sono troppo alti in relazione agli altri paesi, soprattutto tasse e personale.
Alla lunga gli hotel vecchi e brutti sono destinati a chiudere.
Quelli nuovi e belli avranno successo.
Nel frattempo però bisgna sopravvivere e questo richiede risorse: un cash flow che attualmente non dà ragione a chi ha voluto scommettere sull'ammodernamento di questo paese.
Però se si vuole ottenere il raddoppio del peso del turismo sul PIL nazionale si deve continuare ad investire su strutture nuove (poche) o rinnovate (molte).
C'è un rimprovero che va fatto agli albergatori italiani, di essere "provinciali".
Io sono convinto che lo sviluppo lo si deve fare anche all'estero, mentre all'estero i nostri albergatori ci sono pochissimo, e temo che con la crisi che c'è la presenza degli hotel e delle catene italiane all'estero sarà ancora per molti anni veramente molto poca.
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