Cernobbio (Co), 16 ott. (Apcom) - "La disponibilità del sistema bancario, la disponibilità di Intesa Sanpaolo, è totale". Lo ha detto Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, intervenendo alla Quinta Conferenza nazionale del turismo in corso a Cernobbio.
"Ci deve essere - ha aggiunto Passera - un grande impegno da parte nostra. Come banca non basta dare credito e consulenza, ma a volte bisogna mettere anche capitale. Il nostro impegno è una pratica concreta, vi assicuro che c'è".
Premesso che il turismo "è uno dei principali settori dell'economia", secondo Passera è necessario per lo sviluppo del
settore costruire una base informativa sui "turismi", le varie tipologie, perché "se non si conoscono i propri clienti, attuali e potenziali" non si creano le basi per crescere. E bisogna, ha aggiunto Passera, anche "conoscere i concorrenti".
Passera: Disponibilità sistema bancario è totale "Insopportabilmente non risolto il tema dei visti"
Per l'amministratore delegato, "continuiamo a parlare di turismo quando invece dobbiamo parlare di turismi. E sono così clamorosamente diversi e così poco documentati. Sono sottosettori del turismo che richiedono enormi
diversità di approcci". Quindi, le Regioni "hanno bisogno di una base informativa che oggi non c'è. Uno dei presupposti di un piano del turismo che permetta di capire dove andare è il sistema informativo del turismo".
Passera indica alcuni nodi ancora non risolti. "Esiste in Italia un problema di frammentazione: in taluni segmenti del turismo abbiamo un'offerta adeguata, in altre no". E "insopportabilmente non risolto è il tema dei visti. Stiamo facendoci del male non risolvendo delle cose a costo zero".
"Noi abbiamo con il turismo, che produce, si stima, il 10 per cento del Pil, la possibilità di creazione di ricchezza,
occupazione e reputazione per il nostro Paese - ha concluso Passera - ma per realizzare il Piano del turismo occorre avere la capacità di lavorare assieme, in modo corale. Capacità che ancora non c'è".
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lunedì 18 ottobre 2010
sabato 16 ottobre 2010
Dove sono i soldi veri? Ma stiamo facendo le cose giuste per uscire dalla crisi?
In un "post" di qualche settimana fa ho chiesto agli amici albergatori che cosa rende l'industria turistica italiana diversa da quella (ad esempio) inglese dal punto di vista della redditività.
http://planethotel.blogspot.com/2010/08/grandi-hotel-vs-piccoli-hotel.html
Ho ricevuto interessanti risposte, tutte incentrate su tre temi: costo del lavoro (qualcuno si è scagliato persino contro i fancazzisti), tasse, infrastrutture. Tutti fattori che riducono il margine delle aziende alberghiere.
Quasi nessuno ha fatto un mea culpa: le aziende sono piccole, mal organizzate, non si mettono assieme, isolate, ... perchè?
Eppure a me sembra che il "tema" sia quello noto, molto simile a quello che si dibatte nella piccola e media industria italiana.
I soldi, i soldi veri, non sono più in Europa e in America del Nord. Chiunque investa in borsa ti dirà che la crescita è ancora prevista lì dove ci sono i soldi, o dove i soldi vanno. Lì dove c'è la ricchezza data da materie prime che si pagano a caro prezzo, come il petrolio (Paesi Arabi e mediterranei), il gas naturale (Russia o Africa del Nord), le grandi provviste di materie prime (in Brasile), e la grande quantità di mano d'opera (India e Cina).
Quindi se si vuole partecipare a questa ricchezza si deve andare a prendere i soldi lì dove sono.In altri termini lavorare per quelle società oggi così ricche, con una crescita comunque forte, nonostante la crisi.
Per le aziende italiane significa prendere la valigia e andare a vendere i nostri prodotti in giro per il mondo.Per le imprese di costruzioni significa andare a costruire lì dove avviene lo sviluppo (ma questo mi sembra molto difficile, però non impossibile)Per l'impresa turistica bisogna portare qui i turisti, perchè le nostre coste, le nostre città e le nostre montagne è impossibile spostarle.C'è qualcuno che o sta facendo? Da solo o in partnership?
Ma c'è anche un'altra cosa da fare. L'ho detto e scritto quasi quattro anni fa: bisogna far crescere una catena alberghiera italiana che sia presente nel mondo.
Non c'è. E dopo questa crisi ci si domanda "Chissà se ci sarà mai". Sogno velleitario? Forse. Io però ci spero.
Solo così i clienti degli hotel italiani di Mumbai o Shangai, possono iniziare a pensare di stare negli hotel "italiani" anche in Italia.
Per farlo servono capitali, importanti. E gente seria che li utilizzi con un obiettivo chiaro e dichiarato. la mia convinzione è che i soldi in giro ci siano, ma anche che gli "italiani" (mi scuso per la generalizzazione) cercano più un ritorno rapido, un affare, piuttosto che un serio piano di sviluppo, che vuol dire soldi, lavoro e ricchezza per tutti quelli che partecipano.
http://planethotel.blogspot.com/2010/08/grandi-hotel-vs-piccoli-hotel.html
Ho ricevuto interessanti risposte, tutte incentrate su tre temi: costo del lavoro (qualcuno si è scagliato persino contro i fancazzisti), tasse, infrastrutture. Tutti fattori che riducono il margine delle aziende alberghiere.
Quasi nessuno ha fatto un mea culpa: le aziende sono piccole, mal organizzate, non si mettono assieme, isolate, ... perchè?
Eppure a me sembra che il "tema" sia quello noto, molto simile a quello che si dibatte nella piccola e media industria italiana.
I soldi, i soldi veri, non sono più in Europa e in America del Nord. Chiunque investa in borsa ti dirà che la crescita è ancora prevista lì dove ci sono i soldi, o dove i soldi vanno. Lì dove c'è la ricchezza data da materie prime che si pagano a caro prezzo, come il petrolio (Paesi Arabi e mediterranei), il gas naturale (Russia o Africa del Nord), le grandi provviste di materie prime (in Brasile), e la grande quantità di mano d'opera (India e Cina).
Quindi se si vuole partecipare a questa ricchezza si deve andare a prendere i soldi lì dove sono.In altri termini lavorare per quelle società oggi così ricche, con una crescita comunque forte, nonostante la crisi.
Per le aziende italiane significa prendere la valigia e andare a vendere i nostri prodotti in giro per il mondo.Per le imprese di costruzioni significa andare a costruire lì dove avviene lo sviluppo (ma questo mi sembra molto difficile, però non impossibile)Per l'impresa turistica bisogna portare qui i turisti, perchè le nostre coste, le nostre città e le nostre montagne è impossibile spostarle.C'è qualcuno che o sta facendo? Da solo o in partnership?
Ma c'è anche un'altra cosa da fare. L'ho detto e scritto quasi quattro anni fa: bisogna far crescere una catena alberghiera italiana che sia presente nel mondo.
Non c'è. E dopo questa crisi ci si domanda "Chissà se ci sarà mai". Sogno velleitario? Forse. Io però ci spero.
Solo così i clienti degli hotel italiani di Mumbai o Shangai, possono iniziare a pensare di stare negli hotel "italiani" anche in Italia.
Per farlo servono capitali, importanti. E gente seria che li utilizzi con un obiettivo chiaro e dichiarato. la mia convinzione è che i soldi in giro ci siano, ma anche che gli "italiani" (mi scuso per la generalizzazione) cercano più un ritorno rapido, un affare, piuttosto che un serio piano di sviluppo, che vuol dire soldi, lavoro e ricchezza per tutti quelli che partecipano.
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