Caro direttore,
ho letto l'articolo che Flavia Amabile ha dedicato al "turismo" su La Stampa di oggi 6 aprile 2013.
La mia reazione devo dire è molto contrastata, perché non posso negare che la giornalista non abbia per molti versi ragione. Ma al contempo vorrei anche dirle che non sono d'accordo con l'impostazione molto superficiale e stereotipata dei mali italiani che traspare dalla lettura.
Ho esaminato con attenzione le schede che corredano l'articolo e che sono la parte più interessante del lavoro, per le quali infatti mi complimento. Una vera e propria certificazione della qualità con note puntuali e operative.
Mi par di capire che le cose non vadano poi così male, come invece può sembrare dalla lettura del solo articolo di presentazione. Ed io che sono spesso critico verso la qualità del prodotto turistico e alberghiero offerto ai visitatori che raggiungono le nostre località sia dall'Italia che dall'estero, devo questa volta dare ragione all'amica Flavia Coccia che insiste invece sulla necessità di guardare al bicchiere mezzo pieno e a tutto il buono che è stato fatto (oltre ovviamente guardare a quanto ancora si deve fare).
L'Italia ha molte cose da mettere a punto. Gli imprenditori dovrebbero essere meno "prenditori" e dotati di maggiore propensione all'intrapresa.
I dipendenti pubblici dovrebbero affinare il senso della responsabilità per l'obiettivo a loro assegnato.
Ma i giornalisti dovrebbero essere un po' meno sensazionalisti, e anche nel caso specifico.
Ringraziandola
Raffaello Zanini
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