Da quasi 15 anni mi trovo a parlare con albergatori che desiderano vendere il proprio hotel.
Altre volte, molto più raramente, parlo con investitori che desiderano allocare le proprie risorse nel mondo alberghiero.
E' noto che le transazioni di hotel sono diventate molto rare, così come sono diventati rari i denari disponibili per M&A in generale.
Su Twitter oggi Giovanna @platipuszen mi ha chiesto: "quali sono le condizioni che spingerebbero investitori italiani e stranieri ad investire nel turismo in Italia? E quali invece frenano?"
A parte che me ne sono già occupato tempo addietro (ne parlavo nell'articolo del marzo 2007 ), la domanda mi ha imposto di fare una riflessione, ecco che cosa serve:
1. Favorire gli adempimenti burocratici, snellire, facilitare. Non vuol dire far fare tutto quello che si vuole. Niente affatto. Vuol dire che se dici SI è e resta SI. E se dici NO questo deve venire in fretta, non dopo un periodo in cui tu mi hai fatto intendere che la risposta sarebbe stata sì.
Perchè questo avvenga credo si debba cambiare una "riforma" fatta a fin di bene ma alla prova dei fatti assai sbagliata; la riforma Bassanini.
Proprio oggi Il Fatto Quotidiano racconta come Farinetti patron di Eataly si dica "sfiancato" dai problemi burocratici.
Qualche giorno fa Giovanni Rana spiegava come abbia inaugurato due stabilimenti produttivi di pasta fresca, uno a Verona ed uno in USA. Per il primo sono stati necessari 7 anni per il secondo 11 mesi.
Uno dei motivi per cui la Svizzera è meta di molti Lombardi che aprono lì le loro aziende è proprio per merito della facilità degli adempimenti burocratici. Lo stesso vale per la Carinzia. La Croazia.
2. Credito. Chi sta investendo oggi non ottiene dalle banche alcun credito, così investe i propri capitali. E' evidente che se oltre ad usare i miei capitali uso anche parte di credito bancario con gli stessi soldi investo il doppio.
Insisto da tempo su un secondo tema collegato a questo: l'istituzione di fondi comuni di investimento alberghiero con normativa specifica. Ne ho parlato e tornerò a parlarne, ma senza una disciplina specifica per chi investe in hotel, il numero di fondi attivati resterà assai limitato.
3. Tra i temi che richiedono una nuova attenzione troviamo l'urbanistica delle città turistiche. Suggerisco di rivedere i molti articoli scritti da me e da Emilio Valdameri, le premesse ai tre libri sul tema (ultimo ma non ultimo Hotel Design di Tiziano Aglieri Rinella) e soprattutto il convegno Urban Design & Hotel Industry del novembre 2011. Su questo tema gli interventi specifici sono tre.
a) Non prevedere delle "zone" della città dove poter fare hotel, ma lasciare che gli hotel possano sorgere dove meglio l'imprenditore crede.
b) Permettere premi di cubatura per chi accorpa due o più hotel, soprattutto se questo permette di ridurre la superficie consumata.
c) Favorire la trasformazione dell'hotel in strutture a destinazione mista (o complessa) dove si mescoli l'ospitalità, con il residenziale, con il socio sanitario, ecc. Di fatto la zonizzazione tipica dell'urbanistica ottocentesca che è quella insegnata e praticata fino alla fine dello scorso secolo, con l'avvento del mondo informatizzato non ha più ragione di essere.
4. Anche in questo post purtroppo dobbiamo parlare di tasse. Fintanto che il debito pubblico resta così alto e la spesa corrente dello Stato non inizia a diminuire, gli investitori non investono temendo di dover esser loro a dover pagare i debiti del passato. Questo punto è importante. Perchè non è rilevante quante tasse si pagano, ma la certezza che queste non subiranno modifiche importanti nel futuro.
Quante sono le tasse che si pagano su un hotel? Molte e le più astruse. E siccome l'hotel è un'attività considerata "ricca" un po' tutti (stato e comuni) si sono divertiti ad appioppare quante più tasse potevano.
5. Le leggi e le norme sul lavoro sono un ulteriore elemento che frena l'investimento in un determinato paese. Non serve dilungarsi. Chi ha o chi ha avuto dei dipendenti in Italia sa perfettamente di cosa sto parlando. Non si tratta solo di livello salariale, ma di tassazione sul reddito da lavoro, e anche di facilità con cui si può assumere e licenziare. A furia di voler salvaguardare rigidamente i posti di lavoro oggi gli unici salvaguardati sono i posti pubblici.
6. A tutto questo si aggiunga il tema del funzionamento della giustizia, che da noi davvero è un problema e porta molti investitori esteri a temere di dover agire in giudizio qui in Italia. Il problema si pone soprattutto in materia di lavoro (ne ho accennato) e di recupero dei crediti.
Mi fermo perché mi accorgo che rischio di scrivere un programma di governo, visto che i temi sono rilevanti sia per chi investe nel turismo ma anche per chi vuole fare un investimento in generale.
E poiché tutti questi temi elencati sono oggettivamente un freno all'attrazione di capitali, quello che capita è che i pochi investimenti che effettivamente avvengono si fanno a prezzi decrescenti. Chi ha i soldi va in cerca pazientemente di occasioni, al fine di comprare oggetti (immobili, aziende,...) di valore a poco prezzo. E purtroppo per chi vende, (noi italiani), ci riesce.
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domenica 25 agosto 2013
sabato 17 agosto 2013
Egitto
Andai in Egitto a novembre 2011 e poi sono tornato quest'anno a fine giugno. Il 28 tornai in Italia e il 30 iniziarono le manifestazioni contro Morsi. I preparativi erano molto avanzati.
In entrambe le occasioni incontrai imprenditori interessati al design italiano. Nel 2011 l'interesse era vivace, facemmo molti incontri, tra i quali uno mi rimase impresso presso l'Associazione degli Imprenditori Egiziani. C'era fermento. Si attendevano le elezioni e si pensava che El Baradei avrebbe vinto. O almeno quelle era la speranza.
Poi ognuno sa come andò a finire. I partiti moderati si presentarono divisi. Al ballottaggio vinse Morsi non senza molti dubbi sulla legittimità della vittoria. Ma la speranza che questo permettesse l'integrazione degli islamisti era ancora forte.
E' bastato un anno e la "riforma" in senso islamista della costituzione per rovinare tutto. Quando una minoranza, per quanto forte, pensa di poter comandare contro tutto un popolo, oggi - negli anni Duemila - si trova il popolo contro.
In entrambe le occasioni incontrai imprenditori interessati al design italiano. Nel 2011 l'interesse era vivace, facemmo molti incontri, tra i quali uno mi rimase impresso presso l'Associazione degli Imprenditori Egiziani. C'era fermento. Si attendevano le elezioni e si pensava che El Baradei avrebbe vinto. O almeno quelle era la speranza.
Poi ognuno sa come andò a finire. I partiti moderati si presentarono divisi. Al ballottaggio vinse Morsi non senza molti dubbi sulla legittimità della vittoria. Ma la speranza che questo permettesse l'integrazione degli islamisti era ancora forte.
E' bastato un anno e la "riforma" in senso islamista della costituzione per rovinare tutto. Quando una minoranza, per quanto forte, pensa di poter comandare contro tutto un popolo, oggi - negli anni Duemila - si trova il popolo contro.
Questa è una delle ultime fotografie che ho scattato il giorno 28 giugno. Un venditore di bandiere. Si tratta della bandiera nazionale. Sono state usate il 30 giugno per una imponente manifestazione contro Morsi.
Qualcuno parlava di oltre 20.. 25..30 milioni di persone in piazza contro il governo. In ogni caso tantissime. Una maggioranza del paese in piazza.
Di fronte ad una manifestazione così imponente il governo avrebbe dovuto dimettersi. Invece ha ribadito che era l'unico governo legittimo. Che fosse frutto di un voto era vero... ma che rappresentasse la maggioranza degli Egiziani no. E lì intervennero i militari molto benvoluti dalla popolazione.
Per una volta sia i musulmani moderati, sia i cristiani (copti), sia i laici erano uniti contro un governo che inclinava pericolosamente a favore dell'islamizzazione dell'Egitto, una cultura che era stata lontana da quella Egiziana.
Gli Egiziani sono Africani e non Arabi. Questo va ricordato. E hanno molto ben presente cosa significa cadere sotto la legge islamica. In questo Morsi ha sbagliato.
Che sulla testa degli Egiziani si giochi una lotta tra potenze del Golfo (Arabia Saudita contro Qatar) non vi è dubbio. Ma che la gente egiziana abbia mostrato chiaramente cosa vuole non vi è dubbio ugualmente.
Ora il mio augurio è che i militari possano riportare un po' di normalità, che si formi il governo e che l'Egitto possa tornare a pensare al proprio futuro.
Dopo il periodo della rivoluzione (che dura dall'inizio del 2011) l'Egitto è caduto in una fortissima crisi economica. Ci sono famiglie che sopravvivono con pochi centesimi di dollaro al giorno. Il turismo ovviamente è crollato, soprattutto quello diretto nelle città. Ma dopo la crisi di questi giorni anche il turismo del Mar Rosso subirà una forte contraccolpo, come lo subì dopo la rivoluzione del 25 gennaio.
Quando a giugno 2011 incontrai a Roma il Ministro del turismo egiziano S.E. Mounir Fakhry Abd El Nour ricordo che incitava gli imprenditori turistici italiani ad investire nel proprio paese. Con una battuta mi disse "Vieni che ti diamo in concessione tutta la terra che vuoi".
Era il momento più difficile per il turismo Egiziano, con oltre il 40% di caduta del fatturato.
Oggi non è diverso. Ed io voglio davvero augurare a quella popolazione che tutti descrivono come mite e laboriosa di poter ritrovare la serenità che merita, anche se gli errori, fatti da Morsi prima e dai militari adesso, temo non facciano presagire nulla di buono.
domenica 4 agosto 2013
E adesso un decreto turismo
Penso che dopo Rutelli, la Brambilla e Gnudi, questo ministro sia una bella sorpresa.
Anche Gnudi non ha lavorato male nel suo piccolo, e ha messo le premesse a questa nuova marcia del ministero.
Il nuovo ministro Bray in 100 giorni ha fatto un Decreto Cultura assolutamente innovativo.
Non se ne sta parlando molto perché uscito a cavallo delle ferie e proprio nei giorni della condanna definitiva di Berlusconi.
Ma è un decreto che verrà ricordato.
Che si aggiunge al Decreto del FARE che ha coinvolto l'intero governo, ed anche quello cn moltissimi spunti interessanti.
Ora è il momento del decreto per il turismo. Lo attendono oltre 2 milioni di addetti.
Si badi che un decreto non può far venire il bel tempo se la stagione è piovosa, o far nevicare a novembre se la temperatura è troppo calda.
Inoltre non potrà risolvere tutte le questioni che ognuno di noi risolverebbe se avesse una bacchetta magica. Però può iniziare.
Quindi attendendo che esca un decreto per il turismo, segno qui alcuni temi che prima o poi andrebbero affrontati. E li segno solo promemoria. Se poi qualcuno vorrà stare anche ad ascoltare....
1. Rinnovo delle strutture turistiche. Fiscalizzazione degli investimenti. Provvedimento simile a quello che permette di detrarre gli investimenti fatti nella casa. (lo diciamo da anni e nemmeno da soli, speriamo venga fatto).
2. Accorpamento delle strutture turistiche. So di essere una voce fuori dal coro assieme a Emilio Valdameri e pochi altri. Eppure bisogna andare verso strutture alberghiere più grandi, soprattutto con stanze più ampie e migliori servizi comuni, perché la maggior parte dei nostri alberghi è stata costruita troppi anni fa, quando gli "standard" erano più poveri.
I clienti stranieri hanno standard diversi dalle nostre pensioncine.
Per ottenere hotel di maggior qualità si deve permettere di accorpare due o più alberghi piccoli e dare loro un premio di cubatura, soprattutto se riescono a RIDURRE la superficie coperta e liberano territorio prezioso.
3. Fondi Comuni Alberghieri. Anche questo è un argomento dove sono quasi solo. I fondi comuni di investimento immobiliare oggi hanno regole che mal si adattano ad essere utilizzati dalla moderna industria alberghiera. Per parlarne approfonditamente dovrei usare esempi che solo commercialisti ed avvocati capiscono. In sostanza e in poche parole i "Fondi" che esistono oggi possono solamente "locare" gli immobili ottenendo un affitto stabile. Non possono "gestire" gli hotel nella componente azienda.
Ma nel resto del mondo i "Fondi" che hanno in pancia gli hotel possono farli gestire da società di management che operano in nome e per conto del proprietario.
Uno strumento di tipo "Fondo" controllato come deve essere da Banca d'Italia con tutte le garanzie per gli investitori, e con vantaggi fiscali (che altrimenti gli investitori investono in Lussemburgo o in Brasile), permetterebbe ai proprietari degli hotel e agli investitori di incontrarsi e fare dei progetti di rinnovo e rilancio che adesso non vengono fatti.
4. Progettazione della città turistica. Si dirà che già esistono i piani urbanistici per le città, e che questi dovrebbero essere sufficienti per prefigurare quello che si desidera ottenere, e regolare quindi lo sviluppo della città. Conosco bene la materia anche perché ho studiato con i migliori maestri (Astengo, Piccinato, Romano, Tutino, Secchi, ecc.). Quegli strumenti erano buoni per "limitare" e "indirizzare" lo sviluppo. Oggi invece si deve stimolare lo sviluppo e attrarre i capitali, anche esteri. Avere una visione e perseguirla comprendendo i punti di forza di una zona e dare un volto nuovo e attraente ad una città, è il modo migliore per richiamare capitali ed investitori.
5. Dimensione dell'intervento. La nostra meraviglia è massima quando vediamo le foto di Singapore, Dubai o altre città che "tolgono il fiato". Noi qui abbiamo una dimensione di città completamente diversa. La dimensione dell'intervento ha delle conseguenze importanti anche sulle economie di scala e sui prezzi a cui si vende il soggiorno alberghiero. Le dimensioni dell'intervento permettono anche di concentrare in determinate zone funzioni e servizi che hanno la necessità di una quantità alta di utenti per motivarne la redditività. Non sto assolutamente dicendo che si deve costruire hotel da 500 camere in ogni dove. Sto dicendo che vanno previste norme che permettono di fare interventi grandi, o in grandi porzioni di città turistica. Perché in molti casi o gli interventi sono grandi o non si fanno, lasciando decadere la città.
Progetto Alberto Apostoli
6. Aeroporti. Qui lascio la parola al mio amico Marco Malacrida, che ne parla sempre. Sottolineo che aerei più grandi portano più turisti e questi turisti vanno in strutture alberghiere grandi... Insomma tout se tient.
7. Formazione e lavoro. Il lavoro svolto a contatto con il cliente è molto diverso dal lavoro che si svolge in fabbrica o in un ufficio. La formazione di un addetto del turismo è fondamentale. La necessità di controllo è molto elevata. Ed è anche importante poter rinunciare rapidamente di chi non si dimostra in grado di svolgere bene la funzione per cui venne assunto.
Ci sono zone del paese "molto sindacalizzate" dove il declino turistico è dipeso anche dalla cecità di certo sindacalismo, che ha difeso l'indifendibile. In quelle zone nessuno vuole andare ad investire. E' la mia idea ovviamente, ma sono sicuro condivisa da molti manager alberghieri. Lo segnalo come tema.
8. Strutture miste. Hotel, Aparthotel, strutture destinate a popolazione anziana con servizi socio sanitari in zone turistiche, riuso quindi del patrimonio immobiliare con destinazione d'uso un po' più fantasiosa che "hotel" o "residenza". Il tema è innovativo (nemmeno tanto) e si lega a quelli che abbiamo già anticipato.
9. L'ultimo punto lo dedico ad una questione che come papà ho sempre considerato prioritaria. Per favorire il turismo interno si dovrebbe fare una vera rivoluzione nella nostra scuola. Cambiare il calendario scolastico vorrebbe dire permettere a molte famiglie con studenti di fare più turismo durante l'anno, ad esempio nei week end o in settimane sparse nel corso dell'anno. I ministri dell'Istruzione, dello Sport e del Turismo dovrebbero pensarci. Sabato a casa da scuola e attività sportive nei fine settimana sarebbero un ottimo incentivo a turismo di fascia giovanile. Oppure settimane di vacanza ad imparare uno sport (Vela, sub, cavallo, sci, ecc. Non c'è solo il calcio.) Mi sembra di capire che si va contro abitudini ed interessi di insegnanti e di personale non docente. Ma vogliamo smetterla di guardare all'interesse di pochi e mettere per primo il benessere di molti?
Mi fermo... sono convinto che ognuno è in grado di mandare i suoi "punti prioritari" al ministro, che aspettiamo alla prova. Qualunque cosa farà sarà poco, ma se lo fa velocemente e senza tentennamenti allora sarà ben fatto e meriterà il nostro plauso.
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Ma è un decreto che verrà ricordato.
Che si aggiunge al Decreto del FARE che ha coinvolto l'intero governo, ed anche quello cn moltissimi spunti interessanti.
Ora è il momento del decreto per il turismo. Lo attendono oltre 2 milioni di addetti.
Si badi che un decreto non può far venire il bel tempo se la stagione è piovosa, o far nevicare a novembre se la temperatura è troppo calda.
Inoltre non potrà risolvere tutte le questioni che ognuno di noi risolverebbe se avesse una bacchetta magica. Però può iniziare.
Quindi attendendo che esca un decreto per il turismo, segno qui alcuni temi che prima o poi andrebbero affrontati. E li segno solo promemoria. Se poi qualcuno vorrà stare anche ad ascoltare....
1. Rinnovo delle strutture turistiche. Fiscalizzazione degli investimenti. Provvedimento simile a quello che permette di detrarre gli investimenti fatti nella casa. (lo diciamo da anni e nemmeno da soli, speriamo venga fatto).
2. Accorpamento delle strutture turistiche. So di essere una voce fuori dal coro assieme a Emilio Valdameri e pochi altri. Eppure bisogna andare verso strutture alberghiere più grandi, soprattutto con stanze più ampie e migliori servizi comuni, perché la maggior parte dei nostri alberghi è stata costruita troppi anni fa, quando gli "standard" erano più poveri.
I clienti stranieri hanno standard diversi dalle nostre pensioncine.
Per ottenere hotel di maggior qualità si deve permettere di accorpare due o più alberghi piccoli e dare loro un premio di cubatura, soprattutto se riescono a RIDURRE la superficie coperta e liberano territorio prezioso.
3. Fondi Comuni Alberghieri. Anche questo è un argomento dove sono quasi solo. I fondi comuni di investimento immobiliare oggi hanno regole che mal si adattano ad essere utilizzati dalla moderna industria alberghiera. Per parlarne approfonditamente dovrei usare esempi che solo commercialisti ed avvocati capiscono. In sostanza e in poche parole i "Fondi" che esistono oggi possono solamente "locare" gli immobili ottenendo un affitto stabile. Non possono "gestire" gli hotel nella componente azienda.
Ma nel resto del mondo i "Fondi" che hanno in pancia gli hotel possono farli gestire da società di management che operano in nome e per conto del proprietario.
Uno strumento di tipo "Fondo" controllato come deve essere da Banca d'Italia con tutte le garanzie per gli investitori, e con vantaggi fiscali (che altrimenti gli investitori investono in Lussemburgo o in Brasile), permetterebbe ai proprietari degli hotel e agli investitori di incontrarsi e fare dei progetti di rinnovo e rilancio che adesso non vengono fatti.
4. Progettazione della città turistica. Si dirà che già esistono i piani urbanistici per le città, e che questi dovrebbero essere sufficienti per prefigurare quello che si desidera ottenere, e regolare quindi lo sviluppo della città. Conosco bene la materia anche perché ho studiato con i migliori maestri (Astengo, Piccinato, Romano, Tutino, Secchi, ecc.). Quegli strumenti erano buoni per "limitare" e "indirizzare" lo sviluppo. Oggi invece si deve stimolare lo sviluppo e attrarre i capitali, anche esteri. Avere una visione e perseguirla comprendendo i punti di forza di una zona e dare un volto nuovo e attraente ad una città, è il modo migliore per richiamare capitali ed investitori.
5. Dimensione dell'intervento. La nostra meraviglia è massima quando vediamo le foto di Singapore, Dubai o altre città che "tolgono il fiato". Noi qui abbiamo una dimensione di città completamente diversa. La dimensione dell'intervento ha delle conseguenze importanti anche sulle economie di scala e sui prezzi a cui si vende il soggiorno alberghiero. Le dimensioni dell'intervento permettono anche di concentrare in determinate zone funzioni e servizi che hanno la necessità di una quantità alta di utenti per motivarne la redditività. Non sto assolutamente dicendo che si deve costruire hotel da 500 camere in ogni dove. Sto dicendo che vanno previste norme che permettono di fare interventi grandi, o in grandi porzioni di città turistica. Perché in molti casi o gli interventi sono grandi o non si fanno, lasciando decadere la città.
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7. Formazione e lavoro. Il lavoro svolto a contatto con il cliente è molto diverso dal lavoro che si svolge in fabbrica o in un ufficio. La formazione di un addetto del turismo è fondamentale. La necessità di controllo è molto elevata. Ed è anche importante poter rinunciare rapidamente di chi non si dimostra in grado di svolgere bene la funzione per cui venne assunto.
Ci sono zone del paese "molto sindacalizzate" dove il declino turistico è dipeso anche dalla cecità di certo sindacalismo, che ha difeso l'indifendibile. In quelle zone nessuno vuole andare ad investire. E' la mia idea ovviamente, ma sono sicuro condivisa da molti manager alberghieri. Lo segnalo come tema.
8. Strutture miste. Hotel, Aparthotel, strutture destinate a popolazione anziana con servizi socio sanitari in zone turistiche, riuso quindi del patrimonio immobiliare con destinazione d'uso un po' più fantasiosa che "hotel" o "residenza". Il tema è innovativo (nemmeno tanto) e si lega a quelli che abbiamo già anticipato.
9. L'ultimo punto lo dedico ad una questione che come papà ho sempre considerato prioritaria. Per favorire il turismo interno si dovrebbe fare una vera rivoluzione nella nostra scuola. Cambiare il calendario scolastico vorrebbe dire permettere a molte famiglie con studenti di fare più turismo durante l'anno, ad esempio nei week end o in settimane sparse nel corso dell'anno. I ministri dell'Istruzione, dello Sport e del Turismo dovrebbero pensarci. Sabato a casa da scuola e attività sportive nei fine settimana sarebbero un ottimo incentivo a turismo di fascia giovanile. Oppure settimane di vacanza ad imparare uno sport (Vela, sub, cavallo, sci, ecc. Non c'è solo il calcio.) Mi sembra di capire che si va contro abitudini ed interessi di insegnanti e di personale non docente. Ma vogliamo smetterla di guardare all'interesse di pochi e mettere per primo il benessere di molti?
Mi fermo... sono convinto che ognuno è in grado di mandare i suoi "punti prioritari" al ministro, che aspettiamo alla prova. Qualunque cosa farà sarà poco, ma se lo fa velocemente e senza tentennamenti allora sarà ben fatto e meriterà il nostro plauso.
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