domenica 25 agosto 2013

Che cosa limita gli investimenti nel turismo?

Da quasi 15 anni mi trovo a parlare con albergatori che desiderano vendere il proprio hotel.
Altre volte, molto più raramente, parlo con investitori che desiderano allocare le proprie risorse nel mondo alberghiero.

E' noto che le transazioni di hotel sono diventate molto rare, così come sono diventati rari i denari disponibili per M&A in generale.

Su Twitter oggi Giovanna @platipuszen mi ha chiesto: "quali sono le condizioni che spingerebbero investitori italiani e stranieri ad investire nel turismo  in Italia? E quali invece frenano?"

A parte che me ne sono già occupato tempo addietro (ne parlavo nell'articolo del marzo 2007 ), la domanda mi ha imposto di fare una riflessione, ecco che cosa serve:

1. Favorire gli adempimenti burocratici, snellire, facilitare. Non vuol dire far fare tutto quello che si vuole. Niente affatto. Vuol dire che se dici SI è e resta SI. E se dici NO questo deve venire in fretta, non dopo un periodo in cui tu mi hai fatto intendere che la risposta sarebbe stata sì.
Perchè questo avvenga credo si debba cambiare una "riforma" fatta a fin di bene ma alla prova dei fatti assai sbagliata; la riforma Bassanini.

Proprio oggi Il Fatto Quotidiano racconta come Farinetti patron di Eataly si dica "sfiancato" dai problemi burocratici.
Qualche giorno fa Giovanni Rana spiegava come abbia inaugurato due stabilimenti produttivi di pasta fresca, uno a Verona ed uno in USA. Per il primo sono stati necessari 7 anni per il secondo 11 mesi.
Uno dei motivi per cui la Svizzera è meta di molti Lombardi che aprono lì le loro aziende è proprio per merito della facilità degli adempimenti burocratici. Lo stesso vale per la Carinzia. La Croazia.

2. Credito. Chi sta investendo oggi non ottiene dalle banche alcun credito, così investe i propri capitali. E' evidente che se oltre ad usare i miei capitali uso anche parte di credito bancario con gli stessi soldi investo il doppio.
Insisto da tempo su un secondo tema collegato a questo: l'istituzione di fondi comuni di investimento alberghiero con normativa specifica. Ne ho parlato e tornerò a parlarne, ma senza una disciplina specifica per chi investe in hotel, il numero di fondi attivati resterà assai limitato.

3. Tra i temi che richiedono una nuova attenzione troviamo l'urbanistica delle città turistiche. Suggerisco di rivedere i molti articoli scritti da me e da Emilio Valdameri, le premesse ai tre libri sul tema (ultimo ma non ultimo Hotel Design di Tiziano Aglieri Rinella) e soprattutto il convegno Urban Design & Hotel Industry del novembre 2011. Su questo tema gli interventi specifici sono tre.
a) Non prevedere delle "zone" della città dove poter fare hotel, ma lasciare che gli hotel possano sorgere dove meglio l'imprenditore crede.
b) Permettere premi di cubatura per chi accorpa due o più hotel, soprattutto se questo permette di ridurre la superficie consumata.
c) Favorire la trasformazione dell'hotel in strutture a destinazione mista (o complessa) dove si mescoli l'ospitalità, con il residenziale, con il socio sanitario, ecc. Di fatto la zonizzazione tipica dell'urbanistica ottocentesca che è quella insegnata e praticata fino alla fine dello scorso secolo, con l'avvento del mondo informatizzato non ha più ragione di essere.

4. Anche in questo post purtroppo dobbiamo parlare di tasse. Fintanto che il debito pubblico resta così alto e la spesa corrente dello Stato non inizia a diminuire, gli investitori non investono temendo di dover esser loro a dover pagare i debiti del passato. Questo punto è importante. Perchè non è rilevante quante tasse si pagano, ma la certezza che queste non subiranno modifiche importanti nel futuro.
Quante sono le tasse che si pagano su un hotel? Molte e le più astruse. E siccome l'hotel è un'attività considerata "ricca" un po' tutti (stato e comuni) si sono divertiti ad appioppare quante più tasse potevano.

5. Le leggi e le norme sul lavoro sono un ulteriore elemento che frena l'investimento in un determinato paese. Non serve dilungarsi. Chi ha o chi ha avuto dei dipendenti in Italia sa perfettamente di cosa sto parlando. Non si tratta solo di livello salariale, ma di tassazione sul reddito da lavoro, e anche di facilità con cui si può assumere e licenziare. A furia di voler salvaguardare rigidamente i posti di lavoro oggi gli unici salvaguardati sono i posti pubblici.

6. A tutto questo si aggiunga il tema del funzionamento della giustizia, che da noi davvero è un problema e porta molti investitori esteri a temere di dover agire in giudizio qui in Italia. Il problema si pone soprattutto in materia di lavoro (ne ho accennato) e di recupero dei crediti.

Mi fermo perché mi accorgo che rischio di scrivere un programma di governo, visto che i temi sono rilevanti sia per chi investe nel turismo ma anche per chi vuole fare un investimento in generale.

E poiché tutti questi temi elencati sono oggettivamente un freno all'attrazione di capitali, quello che capita è che i pochi investimenti che effettivamente avvengono si fanno a prezzi decrescenti. Chi ha i soldi va in cerca pazientemente di occasioni, al fine di comprare oggetti (immobili, aziende,...) di valore a poco prezzo. E purtroppo per chi vende, (noi italiani), ci riesce.


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