domenica 12 gennaio 2014

Ma come sta andando il turismo (trend di medio periodo)?

Non bene. Cala il turismo business. Cala il Meridione e cala il mare. Bene le città importanti ed i top spender. Il confronto con i nostri competitor mostra una mancanza di strategia sul prodotto che resta ancora il "dato" caratterizzante l'attuale guida del turismo italiano. Se non ci si dà un piano (anche urbanistico) per il rinnovo dell'offerta, e non si guarda a servizi eccellenti per clienti esigenti, rischiamo di proseguire verso il disastro che è già iniziato.




Prima di provare a dare una risposta vorrei iniziare con una battuta,... per poi scoprire che una battuta non è:


Si ripete da almeno 30-40 anni che il turismo è il nostro petrolio, ma come vedremo se anche fosse vero, noi non facciamo niente per sfruttarlo a dovere. Finito l'anno si susseguono le analisi su come è andato l'anno passato.

Il presidente di Federalberghi sen. Bernabò Bocca intervenuto su alcuni giornali nazionali, ha detto che

"Secondo gli albergatori, il 2013 ha registrato una variazione del +0,27% di presenze alberghiere tra italiani e stranieri. Il calo delle presenze alberghiere degli italiani è stato, invece, pari a un -2,9%. Per quanto riguarda la componente straniera si è avuta una crescita del +3,7% di pernottamenti." 

Al contempo, lo stesso Bocca dice che "L'anno ha chiuso con una diminuzione pari al 4% di lavoratori occupati (nel 2012 era stata del -3%), quantificabile nel solo comparto alberghiero in 10mila unità e 40mila unità a livello aggregato di settore."

Mi permetto di dubitare dei dati riportati in quell'intervista. Francamente 10 mila addetti in meno nel settore alberghiero mi sembrano pochi, forse si contano solo quelli che erano regolarmente assunti e oggi non lo sono più.

Alcune statistiche sono positive, quelle riguardanti Milano e Roma (ringrazio Marco Malacrida per le informazioni):






Anche a noi risulta una buona ripresa di Milano e Roma, soprattutto per quanto riguarda il turismo estero, e specialmente quello di maggiore capacità di spesa. Ma teniamo conto che da sempre il 50% degli ingressi di valuta straniera vengono da solo 6 provincie: oltre a Roma e Milano, Venezia e Firenze, Verona e Napoli.

E mentre la Svizzera per acquisire il turismo montano cinese importa i maestri di sci dall'oriente noi tendiamo a dimenticare che il turismo in questo paese è fatto di 100 città e di coste e montagne, laghi e colline.

Ad esempio su come sia andata la stagione in Emilia Romagna e quale sia la tendenza ci sono stati ultimamente molte grida d'allarme.

In tre anni, cioè dal 2011 al 2013, l’estate riminese ha perso qualcosa come 556.825 presenze con un calo percentuale del 4,1. Questo è un dato che non trovate in nessun comunicato dell’assessorato provinciale al turismo, ma non per questo meno attendibile. Queste sono le cifre che si ricavavano se si mette a confronto l’andamento giugno-settembre 2013 con l’analogo periodo del 2011. (leggi tutto l'articolo

Ci pare quindi più interessante guardare a trend di lungo periodo invece che soffermarci su variazioni dello zero virgola, che non servono a capire che cosa fare.

Ci viene in aiuto una ricerca della Banca d'Italia (nota ma a volte citata a sproposito).


Se guardiamo all'interscambio internazionale si vede che tra il 1990 e il 2000 gli introiti per viaggi di stranieri in Italia sono cresciuti per poi calare di mezzo punto (% su PIL) dopo l'attacco alle Torri Gemelle. 

Contemporaneamente sono cresciute bene le uscite per viaggi di Italiani che vanno all'estero. Uscite che dopo il 1994 si sono stabilizzate. Di conseguenza il saldo valutario per turismo, superato il minimo del 1990-1992, ha avuto una crescita fino al 1996 per poi gradualmente contrarsi tra il 2000 e il 2010.


I "numeri" della tabella sono ancora più chiari.

La bilancia dei pagamenti turistici, nel 2004 aveva un saldo di €12 Mld, è scivolata fino a € 8 Mld nel 2010 per tornare a crescere nel 2011.

Le uscite peraltro sono in costante crescita, il che la dice lunga sulla capacità di spesa per turismo (compreso il turismo d'affari) degli italiani che continuano a viaggiare all'estero, sempre di più.


Guardiamo ai motivi del viaggio degli stranieri verso l'Italia. Dopo il 2002-2004 c'è un vero e proprio crollo delle entrate per viaggi d'affari: è il segnale chiaro e netto del declino economico dell'Italia. Bastava questo dato per allarmare un governo che sapesse leggere dei numeri.

Contemporaneamente sono cresciuti viaggi per vacanza, e (molto interessante) per visita a parenti ed amici (immagino di italiani che vivono all'estero e che vengono in Italia a incontrare i famigliari). 
La tenuta e l'incremento delle entrate valutarie per turismo e vacanza segnalano un dato molto positivo, ma anche un'area di miglioramento per il nostro turismo.

Vediamo quello che non va.


Quando confrontiamo i dati dell'Italia con quelli di nostri competitor diretti (Francia e Spagna) vediamo che il nostro turismo non riesce a sfruttare la potenzialità come lo fanno le altre due nazioni. Siamo molto legati ad un andamento stagionale, fortemente concentrato tra luglio e agosto, ancora nel 2011 cui questi dati si riferiscono. Anni ed anni di interventi per destagionalizzare non sono serviti.
Ed anche i contributi pubblici che pure sono stati spesi non sono serviti.


Chiediamoci a quale area del paese va imputata la mancata destagionalizzazione.
Putroppo l'area che ha reagito peggio è proprio quel Meridione d'Italia che più di altri potrebbe fare concorrenza a Francia e soprattutto a Spagna (e oggi a Turchia, Egitto, ecc.). Nel grafico si vede il crollo degli introiti valutari del sud e delle isole, mentre il Veneto (con Verona e Venezia), il Centro (con Roma) hanno risposto positivamente alla crisi del 2009. Mentre per il sud la crisi sembra davvero strutturale. 

Un'altro modello che sta soffrendo è quello della Riviera Romagnola.
La tabella che riportiamo qui sotto ci dà la possibilità di confrontare la Romagna con alcune aree di mare competitor dirette.


Iniziamo a dire che il modello Emiliano-Romagnolo è basato su piccoli hotel non appartenenti a catena alberghiera.

La prima colonna dice quanti hotel 3 stelle o 4 stelle appartengono ad una catena.
In Emilia Romagna il 24% dei 3 stelle sono affiliati a catena, e solo il 12% dei 4 stelle. Solo come paragone in Croazia il 53% dei 4 stelle è affiliato, e nelle Baleari il 71%.

Il dato che più sconvolge è quello del numero delle camere. In Emilia Romagna i 3 stelle hanno 53 camere di media, nelle canarie ben 325. Il raffronto di tutti i dati dimensionali degli hotel dicono che l'Italia ha la costante di avere hotel più piccoli delle aree concorrenti.

Nel rapporto della Banca d'Italia citato si legge:


Come in Emilia Romagna un po' in tutta Italia il prodotto alberghiero va ripensato. 
Molti hotel sono sbagliati. Perché costruiti pensando più all'operazione immobiliare che pensando al cliente. Io sono particolarmente lieto di essere in buona compagnia nel dire che abbiamo hotel vecchi, con stanze piccole, con poche stanze, e servizi obsoleti. Assieme a me molti consulenti del settore e i tecnici della Banca d'Italia.
Questo non significa che sia necessario fare scempio del territorio, ma significa gestire in modo equilibrato le esigenze di tutela del paesaggio e quelle di redditività delle strutture alberghiere.
Invece quello che è successo e sta ancora accadendo è lo scontro miope tra chi NON vuole interventi di crescita dimensionale delle strutture e chi invece vorrebbe operare nel settore turistico con gli stessi schemi con cui ha operato la speculazione residenziale e commerciale degli anni 2000.

La crisi che il turismo italiano sta vivendo a mio parere deriva da scelte sbagliate su quali investimenti fare anche in materia di sviluppo alberghiero, da parte di imprenditori senza visione, guidati da amministrazioni cieche e ideologizzate.

Mi è perfettamente chiaro che mettere mano con coerenza alla città turistica richiede tempo e molti soldi, ma tenendo conto che molte strutture sono ampiamente ammortizzate e richiederebbero interventi di rinnovo importanti, questa potrebbe essere l'occasione per farli.

Poi anche nel meridione d'Italia si potrebbe "sistemare" lo scempio fatto da costruttori che hanno rovinato posti incantevoli che nessuno al mondo aveva (Puglia, Calabria, Sicilia ne sono esempi).

Però per fare un intervento coerente serve un governo centrale dotato di poteri di coordinamento che la riforma improvvida del Tit.V della costituzione oggi non permette.











































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