(Disclaimer: considero Marco Cremaschi, Davide Cornago, e Angela Barbanente dei cari amici, sebbene un po' lontani dopo tanti anni che non ci si vede, e questo non mi tratterrà da dire chiaro cosa penso, sicuro che non perderò la loro stima)
Ho iniziato a commentare la vicenda di Alison Deighton fin dal giorno in cui se n'è parlato sui giornali.
E la prima ovvia reazione è che questa pubblicità fa un danno alla capacità dell'Italia di attrarre investimenti stranieri.
Una pessima risposta anche il ricorso alla magistratura penale... il messaggio agli investitori è più che chiaro, e operatori in crisi di liquidità, con trattative in corso con investitori internazionali non troveranno giovamento da queste vicende.
[tutti noi sappiamo che gli investimenti diretti in Italia sono caduti drasticamente,ed invece ne abbiamo un forte bisogno]
Di fatto il centro di tutto sta in quello che viene denunciato da imprenditori di ogni sorta: Rana che ha impiegato 9 mesi a fare uno stabilimento in USA e 9 anni a Verona. L'Esselunga che trova mille impacci... situazioni di incertezza confermati da architetti ed albergatori, e nel frattempo gli amici degli amici che riescono a intervenire e deturpare le bellezze d'Italia.
Io mi occupo di turismo (dell'hardware dell'ospitalità), faccio o analizzo business plan che spesso non stanno in piedi, perchè rendere economicamente sostenibile un investimento nel turismo è difficile, qualsiasi cosa ne pensino quelli che guardano alle operazioni dal di fuori.
Se fosse facile, infatti, non si spiegherebbe come mai gruppi come Una, Boscolo, THI, ATA sono in grande difficoltà.
Venendo alla vicenda pugliese, e non conoscendo della stessa che le notizie apparse sulla stampa, io vedo un problema. Uno solo. Quello dell'incertezza delle decisioni.
(Ricordo che la mia tesi di laurea si occupava della "Discrezionalità nell'attuazione della pianificazione urbanistica". Era il 1980. Aver affrontato quel tema mi ha portato molte critiche da parte dell'accademia, che ha rinunciato frettolosamente a me. (Affari miei, pazienza).
Peccato che oggi a 34 anni di distanza il tema della pianificazione, della decisione, della discrezionalità, delle procedure, dei cavilli, dei ricorsi, del TAR e del Consigio di Stato, siano ancora centrali. Anche in questa vicenda.
Se compro un terreno (quasi 10 anni fa) e quel terreno è edificabile, immagino siano previsti limiti e vincoli al suo uso.
Come "investitore" li analizzo e decido se accettarli o no.
Invece mi sembra di capire che devo acquistare, fare un piano il quale "forse" potrebbe essere approvato o no.Incertezza che condiziona moltissimo l'agire degli investitori, confermata esplicitamente dalla dichiarazione di Angela Babanente:
"Infatti l’area di Nardò risultava edificabile per il Piano regolatore generale, ma esso non era adeguato al Putt/P. Se chi ha venduto alla signora il terreno non le ha chiarito l’incertezza sullo stato giuridico del suolo, ha omesso di precisare una cosa fondamentale”
Questo modo di procedere non è accettabile in nessun posto del mondo civile. Questo rende l'Italia incivile.
Investire è un'attività di per sé incerta. Tutto quello che aumenta l'incertezza allontana l'investitore.
Lavorando tutti i giorni gomito a gomito con progettisti ed investitori nel settore turistico, ho la netta sensazione che la capacità di buone relazioni sia fondamentale per vedersi approvato un progetto oppure no.
Per questo io oggi sto dalla parte della sig.ra Deighton, per quello che ho capito, ovviamente, perché è inaccettabile che dopo 6,7, 8 anni non si sappia se posso o non posso costruire quello che ho in mente.
Mi fermo. Valutazioni di merito non ne faccio, non è compito mio, e non ho abbastanza elementi.
Compito mio a volte è suggerire ai miei clienti se investire in Italia o no... e lo faccio in coscienza, a volte a malincuore. E quando vedo che anche Ferrari sceglie la Spagna (Barcellona) per un mega intervento, allora mi dispero per il futuro di questo nostro paese.
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Su un secondo punto vorrei che voi tre cui ho dedicato il post, faceste una riflessione.
In Italia la dimensione media delle imprese è molto limitata, così come sono piccoli i lotti di terreno su cui intervenire, si fanno operazioni modeste, come sono modeste le dimensioni dei cosiddetti imprenditori.
Nel resto del mondo hanno molto chiaro cosa significa economia di scala. Sanno fare business plan che stanno in piedi. Noi no. Chi è intervenuto in passato, forse accecato da speranza di arricchimenti miracolosi, ha fatto errori e buchi nell'acqua.
Spesso sono le amministrazioni pubbliche che sostengono il mini e il micro, e non favoriscono interventi più importanti. Quella strada si è rivelata economicamente sbagliata, porta a strutture che non sono in grado di offrire servizio di qualità, prevedono autosfruttamento da parte dei proprietari, e alla fine il fallimento del progetto.
Nel turismo propongo di mettere una soglia minima di 80 camere per gli hotel, nelle "stagionali" anche 120, eliminando tutte quelle cosine piccole che deturpano il paesaggio e non danno alcun sostegno all'economia.... solo così il turismo da attività semi-amatoriale, basata su pensioncine e bed and breakfast diventerà una attività economica con spalle robuste.
Sennò ci troveremo in agosto ad affittare i garage di Gallipoli, ma nel periodo di bassa stagione la Spagna (Croazia, Grecia, Turchia, Albania, Montenegro, ecc. ecc.) ci farà un ..... tanto.
(disponibile a parlarne a quattr'occhi, all'università, in regione , ovunque vorrete... con la consapevolezza che di turismo e urbanistica siamo 3/4 in Italia che ce ne occupiamo a tempo pieno, e francamente è un peccato)
P.S. = Solo per vostra informazione, oggi la mia attenzione è rivolta a Albania, e Bulgaria, oltre che Algeria e Tunisia per i mercati di cultura araba. In quelle zone interventi dai 100 milioni in su sono all'ordine del giorno, e devo dire che sono interventi di alta qualità, ben progettati, come le nostre coste non sono mai state.
Noi invece riusciremo a conservare borghi ed ulivi (cui anche il turista tiene moltissimo) ma moriremo per assenza di investimenti.
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