lunedì 14 luglio 2014

UN CASO EMBLEMATICO PER IL GOVERNO RENZI

Sono lieto di ospitare sul mio blog  in via del tutto eccezionale un articolo di Arturo Aletti sul tema del Tax Free Shopping.
La responsabilità di quanto scritto è completamente di Arturo. 
Io con Arturo condivido l'opportunità che il governo si occupi di questa materia.

Raffaello Zanini

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Nelle scorse settimane si e' verificato un caso su cui Renzi e coloro che, nel Governo, vogliono il cambiamento, dovrebbero meditare e reagire.
E' un caso "piccolo" per la sua portata rispetto ai grandi temi del rinnovamento, ma e' un ottimo esempio di "metodo".
Non sto qui a ripetete l'iter, piuttosto tortuoso, della conversione in legge del Decreto Cultura/Turismo, presentato dal Min Franceschini, migliorato con parecchi emendamenti di maggioranza e opposizione e approvato ALL'UNANIMITA' alla Camera.
In questo provvedimento e' entrato, "per il rotto della cuffia", un articolo importante, il 13bis che, per la prima volta, solleva il velo su un settore nel quale lo Stato rinuncia ad incassare un sacco di quattrini, allo scopo che questi stessi quattrini rientrino in tasca ( perche' non dovuti) ai Turisti extra UE che fanno shopping a norma di legge nei negozi del nostro Paese.
Qual'e' il velo sollevato ?
Quello sulla differenza tra l' IVA cui lo Stato rinuncia e l'effettiva entita' dei rimborsi cosiddetti "TaxFreeShopping".
Come spiegato piu' volte, tale differenza e' di circa il 30% rispetto ad oltre 1Miliardo di € all'anno.
Chi beneficia di questa differenza?
Gli Operatori dei servizi di rimborso TaxFreeShopping, i quali si fanno concorrenza commerciale per essere prescelti ad operare nei punti vendita dei primcipali gruppi del Lusso, della Moda, del Design (quelli cioe' dove avviene la maggior parte degli acquisti dei Turisti in Italia, con un volume d'affari che, nel 2013, ha superato i 6 Miliardi di €) riconoscendo agli stessi una bella fetta di questo margine.
Per cui accade che una parte cospicua di risorse al cui introito lo Stato rinuncia perche' vadano in tasca ai Turisti, finisce invece nelle tasche di aziende importanti, cui non erano affatto destinate.
L'idea, alla base del provvedimento, era quella di una riscossa dello Stato, affinche' compartecipasse al recupero di una parte di questi soldi, che non vanno a finire dove la legge li destina, per utilizzarli a promuovere l'attrazione del Turismo verso l'Italia e per attrarre verso i siti della Cultura.
Il beneficiario logico di tale compartecipazione a risorse di scopo deve essere il MiBACT.
Non comparendo tale norma nel DecretoLegge cosiddetto "ArtBonus", norma pur voluta dal Ministro Franceschini, che ne aveva capito la logica e la sua portata, la stessa e' stata, provvidenzialmente ed intelligentemente, presentata come emendamento dall'opposizione (M5S) in sede di discussione nelle Commissioni.
Cosa e' poi successo?
Semplice: una parte del Governo, insieme all'opposizione, ha combattuto per sostenere una delle due opzioni in cui l'emendamento era articolato, mentre un'altra parte del Governo faceva di tutto per affossarla, sollevando le tipiche obiezioni di chi non vuole il cambiamento e protegge lo status quo.
Senza scendere nei dettagli, si e' sostenuto, ad esempio, che il prelievo fosse una tassazione che penalizza uno specifico comparto operativo, quindi non ammissibile, quando e' evidente trattarsi di un recupero di risorse nei casi in cui le stesse non hanno la destinazione prevista dalla legge.
Si e' anche paventata una procedura di infrazione UE, da parte della Commissione Bilancio, la quale deve esprimersi solo sulle coperture, che il provvedimento (caso piu' unico che raro) aveva insite.
Per farla breve, si e' finito col raggiungere un compromesso, per cui la questione viene sottoposta al vaglio di un gruppo di lavoro interministeriale, che ha 45 gg per formarsi e 5 mesi per avanzare proposte al fine di far emergere le risorse.
Nonostante l'art 13bis approvato all'unanimita' dica che il Gruppo di lavoro non deve costare nulla allo Stato, e' evidente che l'ulteriore ritardo nell'attuazione del provvedimento di compartecipazione alle risorse comporta la rinuncia, da parte del Mibact, quindi dello Stato, ad introitare 50/60 Milioni di € corrispondenti al gettito atteso per la durata dei lavori del gruppo....!
Per una volta l'Italia avrebbe potuto essere all'avanguardia tra i Paesi Europei nell' individuare risorse di scopo gia' esistenti e portare il caso a Bruxelles, per essere intelligentemente replicato nella UE, dove il volume degli acquisti dei Turisti soggetti a rimborso TaxFree e' naturalmente ben piu' elevato e la differenza tra IVA che i Paesi Membri non incassano e i rimborsi TaxFree sfiora 1,5Mlrd€.
E, invece, sia pur con il merito di aver finalmente individuato la questione di recuperare risorse finora ignorate, bisognera' passare sotto le forche caudine del vaglio burocratico, che, notoriamente, difende le abitudini consolidate finendo per favorire interessi consolidati, ancorche' immeritati.
Chi nel Governo Renzi vuole il cambiamento prenda questo caso come un caso-campione, per dimostrare che il cambiamento si puo' fare rapidamente e, oltretutto, con il consenso della opposizione!

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