sabato 6 novembre 2010

Draghi: ci vogliamo dare una mossa?

Interessante l'intervento di ieri del Governatore Draghi ad Ancona.

Ecco cosa ha detto:

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-11-05/draghi-chiede-misure-crescere-212924.shtml?uuid=AYxVKJhC&fromSearch

L'Italia «manifesta da anni una incapacità a crescere a tassi sostenuti: l'ultima recessione ha fatto diminuire il Pil italiano di sette punti». Non basta: tra il 1998 e il 2008, cioè nei primi dieci anni di vita dell'Unione monetaria, il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è cresciuto del 24% in Italia e del 15% in Francia mentre in Germania è addirittura diminuito.Questo gap crescente, dice Draghi, rispecchia essenzialmente un divario di produttività del lavoro: nei 10 anni è aumentata del 22% in Germania, del 18 per cento in Francia e solo del 3 in Italia. Ma cosa c'è dietro alla bassa produttività italiana? Draghi si affida a una definizione di Fuà a proposito del "modello di sviluppo tradivo" e sottolinea i molti dualismi del nostro sistema economico: da quello dimensionale delle imprese (per le imprese più piccole è sempre più difficile sfruttare le economie di scala e competere con successo nel mercato globale) al dualismo del mercato del lavoro, alla carenza di concorrenza nel mercato dei servizi.

Quali sono le implicazioni per il mondo del turismo?

1. Aumentare la dimensione delle imprese. Gruppi alberghieri più grandi... ma se sono proprio i grandi a subire oggi i contraccolpi maggiori della crisi? Evidente che hanno sbagliato, in che cosa? Quali sono le cose da non RI-fare?

2. Fare sistema, creare gruppi d'acquisto, e mettere in concorrenza i fornitori. Chi sta facendo qualcosa in questo senso? Ho visitato una realtà molto molto interessante qualche giorno fa: la Cooperativa Azzurra Dianese. Una vera eccellenza da studiare e riproporre in giro per l'Italia.

3. Cercare clienti all'estero che abbiano capacità di spesa, non solo portandoli in Italia, ma creando dei prodotti alberghieri all'estero che possano attrarre i clienti esteri. Qui in effetti progetti non ne conosco.

4. Rinnovare e ristrutturare l'offerta. Per questo servono capitali ingenti, ma anche idee chiare su come usarli [non come li hanno usati i nostri grandi albergatori fino al 2008] e che ritorno essi possono avere. Certo che valori immobiliari altissimi non aiutano in questo compito. Forse però l'abbiamo finalmente capito tutti che certi valori sono distanti anni luce dal vero. Ci sono gruppi stranieri che stanno entrando nel nostro paese grazie al ribasso dei valori immobiliari. E di albergatori italiani che stanno crescendo ce ne sono? Forse lo stanno facendo in silenzio e alla chetichella.

5. Pensare alle "motivazioni" del viaggio, e non solo alla destinazione, e creare hotel e catene dedicate.

6. Turismo ecosostenibile. E' un trend essenziale del futuro: terra, qualità, natura, sostenibilità, ma anche risparmio e costi gestionali contenuti. Abbiamo moltissimo da fare perchè il parco degli immobili alberghieri italiani è spesso vecchio, perfino antico.

7. Superlusso. Un altro tema da sfruttare. Non più per una nicchia di persone ma per "uno"

8. Unicità. Costruire strutture, alberghi, situazioni davvero unici, in grado di far fare un'esperienza, di farsi ricordare. Abbiamo stampato il volume Hotel Experience per mostrare cosa può fare l'architettura italiana che non è certo seconda a nessuno.

9. Proporre soluzioni integrate casa e hotel, aparthotel, time-sharing. Qui ci vogliono idee, coraggio ed ingenti capitali. Però si può fare.

Per crescere servono soldi. Molti soldi. Anche nel turismo bisogna investire oltre che nelle strutture, anche nelle persone e nella produzione di servizi. Bisogna uscire dal tran tran che era possibile con i margini alti dei primi anni Duemila.

Adesso si deve rifare i conti con prezzi calanti.
Quando nel 2000 c'è stato il changeover i prezzi sono raddoppiati in un giorno, mentre normalmente per raddoppiare ci mettevano dieci anni.
Adesso o dimezziamo i prezzi, cosa impossibile, oppure li teniamo fermi [o stanno fermi per forza] per un po' di anni. Magari non dieci, ma 3-4 anni sì.
Di tutto: valori immobiliari, prezzi di vendita delle camere d'hotel, prezzi dei ristoranti, ecc.

Allora, servono i soldi, ma i soldi si spostano da un continente all'altro con un click. Invece gli investimenti nel settore alberghiero sono molto statici, fermi per almeno dieci/quindici anni.
Perchè i soldi si fermino nel nostro settore alberghiero servono chiare politiche riguardanti il lavoro, la promozione della destinazione Italia, le tasse e la qualità dei servizi pubblici che supportano l'attività turistica. (La laundry list l'abbiamo scritta ad Agosto, chi vuole può aggiungere le proprie osservazioni) E garantire così quel ritorno dell'investimento che oggi non si riesce ad ottenere.

Ecco cosa si deve fare. E' chiaro a tutti, semplice, perfino banale. Ma quasi impossibile da veder realizzato. Ministro del Turismo, Assessori Regionali, attendiamo... attendiamo... attendiamo ma poi qualcuno di noi non vivrà abbastanza a lungo, e sprecheremo anni e vite.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La parola turismo, in Italia, riempie solo le bocche dei politici di turno. Il crollo della Casa del Gladiatore a Pompei, catene alberghiere internazionali che non aprono in Italia grandi albergi, siti web che dovrebbero portare turisti in Italia incompleti, ferrovie italiane lente mentre ad esempio i francesi viaggiano su TGV da decenni, mi fermo qui!

Anonimo ha detto...

In Campania l'assessore al turismo si chiama Ciriaco De Mita (si, proprio lui!) e, guarda caso, dirigerà nei prossimi anni l'unico polmone che ancora portava OSSIGENO (quello frusciante col simbolo "€"!) all'economia della Regione sommersa dai rifiuti (tossici delle imprese del Nord). AIUTOOOO!!!!